La Chiesa della Speranza (Cagliari)

di Michele Aymerich

Cenni storici

Chiesa della Speranza
Chiesa della Speranza

La Chiesa di N.S. della Speranza, nota anche come cappella gentilizia degli Aymerich, sorge in prossimità della cattedrale, tra via Fossario e via Duomo, anticamente chiamata carrers dels Pelliciers, la via dei Pellicciai, nota anche come "sa ruga de sa speranza".
La datazione della Chiesa è assai complessa: nel testamento del 1466 Martino Aymerich dispone che alla sua morte egli sia sepolto "nella cappella della Beata Maria della Speranza, nel tumulo dove è sepolto l'onorevole Nicolau Aimerich mio fratello" e "che venga fabbricata la facciata di detta cappella della Beata Maria della Speranza in modo simile alla facciata della Cappella di Mossen Reyal, nonché coperta con tetto di tegole", mentre nel 1494 Salvatore Aymerich istituiva sull'altare della "cappella della Vergine della Speranza", detta "dels Aymerich", un beneficio con una dotazione fissata in quattrocento libbre d'argento e il reddito annuo di trenta libbre.
Per come è giunta a noi oggi, la Chiesa è però successiva al 1535: infatti nella chiave di volta della campata centrale della Chiesa è scolpito lo stemma Aymerich, con l'aquila bicipite, che fu concessa a Salvatore Aymerich, signore di Villamar, nel 1535 dopo la presa di Tunisi, a cui partecipò lo stesso Salvatore nominato governatore del porto de La Goletta.
La Chiesa della Speranza, oltre ad esserne concesso l'uso alla parrocchia della Cattedrale, fu anche per un certo periodo sede della Congregazione degli artisti, fondata nel 1586 nel Collegio di S. Croce, dopo la soppressione, nel XVIII secolo, dei Gesuiti.

Ingresso della Chiesa della Speranza
Ingresso

Ha inoltre un importante valore storico: qui infatti si riuniva il braccio militare del Parlamento sardo, comprendente la nobiltà sarda e presieduto dal Marchese di Laconi come prima voce. Il braccio reale, costituito dai sindaci delle città regie, si ritrovava nel Palazzo di Città, mentre il braccio ecclesiastico, con i vescovi delle diocesi sarde, si riuniva nell'arcivescovado: questi tre "bracci" o "stamenti" venivano poi convocati in seduta plenaria alla presenza del viceré in Cattedrale.
Il culto della Madonna della Speranza, cioè della Madonna in attesa, è di origine iberica, importato in Sardegna dai Catalani al momento del loro sbarco nel 1323. La festa si celebra il 18 dicembre, e ancora oggi in quel giorno viene officiata la messa dinanzi alla statua della Madonna della Speranza, attribuita a Giuseppe Antonio Lonis, il più importante scultore sardo del Settecento, autore fra le tante opere delle statue dei Misteri conservate nella Chiesa di San Michele.

Stemma Aymerich
Stemma
L’edificio, di ridotte dimensioni, denota già nella facciata, molto semplice, le caratteristiche delle architetture gotico-catalane con un portale architravato su mensole, un arco modanato impostato su colonnine con triplici capitelli ad ornato floreale e infine un arco pensile su capitelli fitomorfi che funge da sopracciglio. Al di sopra, si hanno invece due finestrelle forse più tarde e un terminale piatto con campaniletto a vela. Tra le due finestrelle si trova lo stemma degli Aymerich.
L’interno si presenta come un’aula rettangolare molto semplice coperta con volte a crociera, con una campata completa e due mezze campate, tutte con costoloni modanati e chiave di volta.
Sul fondo si nota un grande arco, dietro l’altare, murato, così come una porticina nell’ultima cappella laterale: qui si potrebbe pensare che all’origine si entrasse dalla parte opposta, cioè dal lato di via Fossario.
Le finestre rettangolari aperte in alto, in contrasto con le linee gotiche della Chiesa, potrebbero essere successive, così come le tre cappelle sul lato destro, di cui la centrale quadrata e le altre due rettangolari: hanno anch’esse volte a crociera in stile gotico-catalano, ma l’imposta dei costoloni, la loro modanatura e il trattamento dei rosoni delle chiavi di volta fa pensare che esse siano state costruite successivamente, ma sempre nel giro di qualche decennio. Comunicano con l’ambiente centrale mediante tre archi a tutto sesto, e tra di loro mediante due archi sempre a tutto sesto. I tre gruppi scultorei posti nei tre altari sono invece del secolo scorso, e non facevano parte dell’arredamento originario della Chiesa.
Volta della Chiesa della Speranza
La volta
Interno
Interno della Chiesa

La singolarità di questa edificio è data dall'anomalia delle mezze campate del corpo principale della piccola Chiesa, tant'è che si sono fatte diverse ipotesi in proposito.
Si è pensato ad esempio che all'origine queste due mezze campate fossero complete, e che forse la Chiesa fosse più lunga sia dal lato di via Duomo che dal lato di via Fossario, e quindi per questioni di tipo urbanistico sia stata poi ridotta; si è anche pensato che questa anomalia sia giustificata da esigenze di carattere estetico, al fine di rendere più armonica ed equilibrata l'articolazione spaziale dell'ambiente, o anche che la Chiesa, come dice lo Spano nella sua guida di Cagliari, fosse un troncone della sacrestia dei Beneficiati della vicina cattedrale, ipotesi negata in quanto non essere esattamente in asse e diversa anche stilisticamente e come dimensioni.
E' comunque un dato di fatto che la struttura architettonica e spaziale di queste campate e mezze crociere avvicini stilisticamente l'edificio alla coeva Chiesa di S. Lucia in via Martini e alla già citata sacrestia dei Beneficiati, avvalorando l'ipotesi che queste strutture siano opera delle stesse maestranze.
La Chiesa, attualmente consacrata, viene aperta al pubblico ogni domenica.

Da “Infanzia come una sinfonia” di Paolo De Magistris di Castella:

Statua della Madonna della Speranza"…Ai primi annunci dell'autunno, si richiudevano le porte centrali (della Cattedrale) e il via vai per la chiesa avveniva dalla sola porta laterale. Era il segnale che stava per giungere il tempo della novena per S.Cecilia. Ancora qualche giorno e poi la funzione si sarebbe svolta alla Purissima, per spostarsi poi alla chiesetta della Speranza.
E' questa un gioiello di gotico aragonese, a fianco della Cattedrale. Appartenente per diritto di patronato ai Marchesi Aymerich di Laconi, veniva aperta il 9 dicembre per la Novena in preparazione della festa della Speranza, che si celebrava il 18 dicembre.
La chiesa veniva aperta alle quattro del pomeriggio. Pilimeddu, il fedele maggiordomo "nella prospera e avversa sorte", preparava il grande braciere di rame luccicante, col coperchio a cupola di moschea, traforato, e lo disponeva sulla porta perché il venticello che all'impazzata giuocava a infilarsi nei budelli del Fossario e di via del Duomo, tenesse accesi i carboni per il turibolo.
Lentamente affluivano Giuannicchedda, Ceciliedda, Teresedda e le altre germane Aymerich, esponenti di una secolare tradizione di grandezza feudale ma al tempo stesso incarnazioni viventi della semplicità e modestia che solo la religione vissuta sa infondere. Si aggiungevano via via le Sanjust, le Amat, le Villahermosa.
La piccola chiesa si gremiva di marchesi e conti e baroni, assai lontani dalle fosche vicende secentesche di Donna Francesca Zatrillas, dalle opulenze settecentesche dei grandi di Spagna.
Celebrava il "cappellano dei nobili" canonico Puxeddu, bizzarro, intelligentissimo, generoso, caustico e buono. Tremanti voci formavano un coro, potente solo per la fede che lo animava.
Un lieve sentore di mandarino si spegneva nel rarefatto gelo della tramontana, mentre Pilimeddu conservava fino ad un altro anno il braciere e i paramenti…."