La Chiesa di San Giacomo (Sassari)

La chiesa di San Giacomo

La Chiesa e il cortile di San Giacomo alla fine dell’800 in un disegno di Enrico Costa

La chiesa di San Giacomo è situata all’interno di un cortile il cui ingresso prospetta in Via Decimario, proprio di fronte al Duomo, tra il Palazzo Farina (oggi indicato come “Casa del Mercante” perché a metà del XIX secolo fu proprietà dello speziale Diez), e il palazzo Manca di Mores, oggi Peretti. E’ dalla seconda metà del secolo XVI di proprietà della Venerabile Arciconfraternita dell’Orazione e Morte, antica confraternita cittadina dedita alle opere di misericordia che accetta tra i suoi membri solo persone appartenenti alla nobiltà.
E’ detta anche la Canonica perché anticamente in un edificio adiacente ad essa, fatto costruire tra il 1438 e il 1441 dall’Arcivescovo di Sassari Pietro III Spano (1422 - 1448, fu l’ultimo Arcivescovo di Torres e il primo di Sassari), era la canonica, dove il Corpo Capitolare della Cattedrale viveva in vita claustrale. La chiesa, allora intitolata al Santo Sepolcro, assolveva alle funzioni di oratorio.
Il tempio ha origini certamente più antiche, risale almeno al XIII secolo, come attesta una lapide ritrovata durante i restauri del 1907 - 1908, oggi al Museo Sanna, una copia della quale è possibile vedere all’interno della chiesa murata nella parete di sinistra per chi entra dalla porta principale. In essa è scritto <<+ANNO D. MCCLXVIIII H. OP. FACTV. TPR. DNI. PET. FAA. PEB.>>, che va così letto: ”Anno Domini 1269 hoc opus factum est tempore domini Petro Fata plebani” (Quest’opera fu fatta nell’anno del Signore 1269 al tempo del pievano Don Pietro Fata).
Nel XV secolo il tempio venne riattato e consolidato. Intorno alla metà del 1500 i Canonici abbandonarono la vita comune e la chiesa e le sue pertinenze furono cedute nel 1568 all’Arciconfraternita dell’Orazione e Morte detta in antico del Santo Sepolcro che, tra il 1600 e il 1603, ricostruì la chiesa per ben due volte – poiché non appena terminato il primo intervento questa crollò – e le cambiò intitolazione dedicandola al proprio Santo protettore: San Giacomo o Jago. La città contribuì alla riedificazione con 200 ducati.
La Canonica ancora per poco tempo abitata decadde rapidamente e divenne prima il Decimario (locale dove venivano versate le decime spettanti alla Chiesa), quindi, nella seconda metà del XIX secolo, fu incorporata nel Palazzo Manca di Mores, edificio ampliato da Don Simone Manca Isolero che nel 1844 ottenne anche di poter allargare la sua casa coprendo con una volta ad arco l’ingresso del cortile della chiesa. Opera che fu realizzata nel 1907 - 1908. Sino ad allora il cancello era sormontato da un arco sul quale stava una nicchia in cui era collocato un simulacro di San Giacomo. La nicchia e la statua sono oggi alloggiate sopra la porta laterale della chiesa.

Simulacro di San Giacomo sulla porta laterale della Chiesa

Il cancello che da accesso al cortile del tempio è sormontato da una lunetta in cui compaiono i simboli della Confraternita: la clessidra, il teschio con due ossa incrociate e una croce. Sopra la centina dell’arco, incisa in una lastra di marmo, è la scritta <<CHIESA DI SAN GIACOMO>>. Attraversato l’archivolto ci si trova nel cortile davanti alla porta laterale del tempio sormontata da una nicchia con il simulacro di San Giacomo; il tutto disegnato dal pittore P. Bossi nel 1840. L’architrave della porta è oggi rovinato da un malaccorto restauro.
Quella che abbiamo di fronte è la fiancata laterale destra, segnata da tre possenti contrafforti e da un campanile a vela molto grazioso che presenta anch’esso un teschio con due femori incrociati.
Dal cortile molto bello si può vedere il retro della casa Farina, assai interessante; di particolare fascino sono le gargoille, ovvero caditoie per l’acqua piovana a forma di teste mostruose, che si possono osservare sotto il cornicione.
La facciata della chiesa è piuttosto semplice, a capanna delimitata da paraste. il timpano presenta alla base una cornice aggettante. Il portale architravato è sormontato da un arco di scarico e da un’ampia finestra centinata. In angolo con la facciata, a sinistra, è la così detta Casa del Rettore della metà del XIX secolo dalla facciata classicista.

Chiesa di San Giacomo: Parte della navata e il presbiterio

La chiesa attuale, come detto, fu costruita ai primi del ’600; essa è composta da una sola navata voltata a botte lunettata con quattro finestre centinate realizzate nel 1908, quindi l’arco trionfale. Questo era a tutto sesto e, nei restauri del 1907 – 1908 che interessarono tutto il complesso, sulla sua centina furono posti due angeli in stucco sorreggenti un cartiglio con due scritte e sopra lo stemma del Pontefice Pio X allora regnante. Le scritte recitavano: <<MIRIFICAVIT DOMINUM SANCTUM SUUM>> (Glorificò il suo Santo Signore) ancora visibile, e più sotto un altro angioletto recava un’altra scritta: <<ET JACOBUM ZEBEDEI ED JOANNEM FRATREM JACOBI ET IMPOSUIT EIS NOMINA BOANERGES>> (e Giacomo di Zebedeo e Giovanni fratello di Giacomo e impose ad essi i nomi di “figli del tuono”) scomparsa con gli ultimi interventi di restauro che hanno dato all’arco trionfale un’arbitraria forma a sesto acuto. Oltre l’arco è il presbiterio formato da un ambiente a pianta quadrangolare voltato a crociera, illuminato da tre finestre, di un gotico molto tardo, certamente preesistente al resto dell’edificio, ma non di molto. Esso è rialzato dalla navata dalla quale era separato da una balaustra marmorea a colonnine, realizzata nel 1908 in sostituzione dell’originale lignea che si trovava in condizioni assai precarie.
L’altare, anch’esso risalente al 1908, era in muratura in stile neogotico; era assai elevato e presentava sulla sua sommità la grande statua in stucco di San Giacomo, attualmente posta al centro su un basamento. Questi manufatti, verosimilmente opera dello scultore piemontese G. Sartorio (Boccioleto Valsesia 1864 – scomparso in mare tra Olbia e Civitavecchia nel 1922) attivo in Sardegna a cavallo tra il XIX e il XX secolo, non esistono più demoliti dal piccone dell’ultimo restauro “filologico”.

Composizione di fiori da altare (Palma)

A destra del presbiterio due porte danno accesso alla sacrestia, ove è conservato un bel mobile paratore ascrivibile al ’600 che, purtroppo, dopo il recente restauro ha conservato poco dell’originale.
La chiesa conserva molti arredi sacri di pregio, tra cui spiccano: dei candelabri lignei secenteschi, quattro composizioni di fiori da altare (palme) settecentesche, diversa argenteria, vari simulacri e un magnifico tronetto per l’esposizione del Santissimo Sacramento di area veneta o austriaca della fine del XVII secolo o dei primi di quello successivo.

Inginocchiatoio settecentesco