Lo
stabile sito in Castello nella Via Genovesi, comunemente denominato Palazzo
Nieddu o Cugia, con portoni in corrispondenza dei numeri civici 120 e
122, oltre al prospetto principale su questa via, prospetta altresì
sulle Vie Santa Croce e Via Stretta. La parte terminale di quest’ultima
via (l’antica Carter del Vì), chiusa da un portone, fa parte
del palazzo. Attraverso questo portone si accedeva a due ampi locali,
probabilmente un tempo carrozziere o stalle.
L’edificio confina con il Palazzo Siotto (attualmente sede della
Fondazione omonima), già Floris Thorel, e anticamente Alagon, e
con il suo cortile.
Le notizie più antiche di questo edificio risalgono al 1598, come
risulta da un documento dell’Archivio di Stato di Cagliari, che
certifica il collaudo di alcune riparazioni effettuate nei porticati dei
cortili del palazzo del Conte di Quirra, e al 1698, come risulta da un
documento della Casa di Osuna, conservato nell’Archivio Storico
Nazionale di Madrid (A.H. Nacional de Madrid, seccion de Osuna, legajo
n.156), concernente il reddito di alcuni locali dello stesso, dati in
affitto, adibiti a magazzini per il grano e per il formaggio.
E’ probabile che l’allora Conte di Quirra, Don Gioacchino
Carroz Centelles, padre di Donna Alemanna moglie di Don Cristoforo Centelles
che, già Marchese di Nules, fu il primo Marchese di Quirra, si
fosse trasferito dal Castello di San Michele nella casa di Castello, che
non è detto avesse l’estensione attuale, per controbilanciare
forse, con la sua presenza, l’influenza politica degli Alagon. Lo
stemma che campeggia sul balcone del piano nobile comprende, inquartate,
le armi delle famiglie Carroz e Centelles.
Il palazzo ospitò, fino al riscatto dei feudi, la Curia del marchesato
di Quirra. Da alcuni documenti dell’Archivio di Stato di Cagliari,
relativi al passaggio di questo feudo dalla famiglia Catalan alla famiglia
Osorio, si apprende che nel 1775 Don Gioacchino Grondona Lopez, allora
podatario della Marchesa Gilaberta Carroz Catalan, già Josepha
Dominga Cathalà y Lujan, aveva commissionato alcuni lavori nel
palazzo, dove viveva, al picapedrer Masci Rambau, forse sotto la guida
del regio architetto Giuseppe Viana. Nello stesso periodo, il Rambau,
infatti, per alcuni lavori effettuati nel palazzo dell’Università
degli Studi, sotto la direzione del capitano ingegnere Vassallo Belgrano
di Famolasco e dello stesso Viana, era stato retribuito con la cospicua
somma di 100 scudi. La facciata del palazzo, inoltre, assomiglia molto
a quella del palazzo dei marchesi Alfieri, ad Asti, opera appunto del
Viana.
Nel
1798, il Supremo Tribunale della Corona di Madrid attribuì, dopo
un lungo iter giudiziario, il feudo di Quirra a Don Carlo Filippo Osorio
de la Cueva y Castelvì, Duca di Albuquerque, Conte di Cervellon,
ed essendo stata la sentenza ratificata anche dal Consiglio Supremo della
Corona di Torino nel 1805, nel 1807 il nuovo podatario della famiglia
Osorio, Don Giuseppe Maria Fancello, sfrattò dal palazzo, dove
risiedeva, il precedente podatario della famiglia Catalan, Don Gioacchino
Grondona. In quell’occasione, nel palazzo, furono realizzati alcuni
tramezzi e sostituiti ben 400 vetri alle finestre.
Al Fancello subentrò, come podatario della famiglia Osorio, l’Avvocato
Don Pietro Nieddu, genero del Fancello che, intorno al 1830, fu creato
Conte di Santa Margherita e che, dopo il riscatto dei feudi, divenne proprietario
del palazzo.
Probabilmente per incarico del Nieddu, l’architetto Gaetano Cima
diresse alcuni lavori effettuati nel palazzo, ma una perizia tecnica,
effettuata nel 1919, dall’ingegnere Dino De Gioannis, adombra che
l’intervento dell’architetto fosse limitato alla facciata
(con il tamponamento delle finestre adiacenti al balcone centrale, per
mettere questo in maggior evidenza), allo scalone d’onore (con la
realizzazione delle ringhiere in ghisa e dei capitelli che, come nel giardino
della Villa Santa Maria a Pula, costruita su suo progetto, dovevano sostenere
dei vasi ornamentali realizzati in tufo calcareo di Castello), alla tramezzatura
di alcuni locali sotterranei e alla realizzazione della cisterna nel centro
del cortile grande. Questa è stata costruita partendo dal livello
originariamente corrispondente a quello della Via Stretta dalla quale
si accedeva al cortile attraverso un’arcata, colmando lo spazio
circostante fino al piano attuale.
Nel 1860 il Conte Don Pietro Nieddu, a fronte di alcuni obblighi contratti,
cedette il palazzo a Donna Maria del Pilar Loreto Osorio Gutierrez de
los Rios y de la Cueva, Duchessa di Fernan Nuñez e del Arco, Contessa
di Cervellon, Marchesa di Quirra, figlia di Don Carlo Filippo Osorio,
ultimo feudatario di Quirra di cui era stato podatario.
Nel
1895 la Marchesa di Quirra rivendette il palazzo a Don Gavino Nieddu,
Conte di Santa Margherita, secondogenito del Conte Pietro, e a sua moglie
Enrichetta Cappai, nipoti ex sorore di Donna Enrichetta, e l’erede
del defunto marito, in quanto nipote ex sorore di questi: l’ammiraglio
Don Umberto Cugia di Sant’Orsola.
Alla morte, nel 1930, di Enrico Randaccio Cappai, la sorella Rita coniugata
Cugia divenne proprietaria esclusivo della metà dello stabile pertinente
alla Contessa Nieddu e, alla sua morte lo divenne la figlia Maria Cugia
Randaccio, coniugata Cremese.
Maria Cugia Cremese, alla sua morte, nel 1994, legò a Paolo Amat
di San Filippo, anch’egli bisnipote ex sorore della Contessa Enrichetta
Nieddu Cappai, la sua quota del palazzo, escluso un appartamento al secondo
piano precedentemente venduto.
L’ammiraglio Cugia che risiedeva a Genova vendette, dal canto suo,
la propria quota all’Università di Cagliari nel 1979. |