Santulussurgiu

Per servigi prestati alla corona il re Don Alfonso, con diploma 1 marzo 1417, concesse a Guglielmo de Montagnans in feudo secondo il costume d’Italia le ville di Santu Lussurgiu, Cuglieri, Escano, Palamor ed il castello di Montiverro. E quindi nel 1421, il 4 marzo, avendo confermato detta concessione, ampliò la natura del feudo dandogli facoltà di disporne tanto per testamento che per atto tra vivi in favore dei suoi figli sia maschi che femmine, ed anche di estranei purché sudditi senza pagamento di laudemio.
Il Montagnans, per istrumento 2 novembre del 1421, vendette l’incontrada di Montiverro a Raimondo Zatrillas ed il contratto il 30 dicembre 1422 fu poi approvato dal re.
Don Raimondo Zatrillas lasciò due figli: don Angelo, che come primogenito successe nel feudo, e don Gerardo.
Don Angelo, con scrittura 28 novembre 1500, acquistò i Salti di Pitinuri, Murucungiadu e Muru de Sorgiis per 1.225 ducati, e tali salti furono uniti a detta incontrada.
Essendo morto Don Angelo senza prole, suo fratello Gerardo succedette nel feudo ed il 28 aprile 1513, in considerazione dei servigi che Gerardo aveva reso al Re Don Ferdinando, confermando gli antichi privilegi, il Re Don Ferdinando gli rinnovò la facoltà di disporre di dette ville sia per contratto tra vivi, che per atto di ultima volontà in favore dei suoi figli sia maschi che femmine ed anche estranei, purché sudditi.
Con suo testamento del 10 luglio 1518, avendo Gerardo legato l’incontrada di Gerrei a Gerardo suo nipote e figlio di Raimondo suo primogenito predefunto, con sostituzione in favore dell’erede universale nel caso in cui il legatario morisse senza prole, nominò erede Angelo Zatrillas sotto il vincolo di varie sostituzioni nel caso morisse egli pure senza discendenza. Morto il testatore l’erede chiamò l’immissione non solo dell’incontrada di Gerrei, ma anche di tutte le altre ville trattandosi di feudi ereditari disponibili anche a favore di estranei.
A ciò si oppose donna Isabella, madre e tutrice di Gerardo II, pretendendo che secondo la consuetudine del regno spettasse a lui la successione.
Il 7 agosto 1518 uscì sentenza con cui Angelo Zatrillas dovette far immettere Gerardo nel possesso di tutti i beni paterni anche feudali ad esclusione soltanto dell’incontrada di Gerrei.
Ma di questa peraltro, non meno che delle altre ville e salti, già sin dal giorno 4 dello stesso mese ne aveva presa visione del testamento ottenuta l’investitura per la ragione che Gerardo II non poteva in vigore di detta disposizione prenderne il possesso sinchè non fosse giunto all’età di 25 anni.
Insorse quindi tra zio e nipote altra lite a seguito di un rescritto emanato dalla regina Giovanna e dal re Carlo, con cui si dichiarò che venissero osservate le istituzioni ordinate da Gerardo I. L’affare fu terminato tramite transazione il 29 febbraio 1520 a seguito anche della sentenza emanata il 21 agosto 1518.
Con testamento 7 novembre 1521 Angelo II istituì erede suo figlio Giacomo Raimondo e questo trasmise i feudi al figlio Angelo III, a favore del quale il re Filippo II, con diploma 29 giugno 1595 eresse la villa di Cuglieri in contado.
Angelo III, morto nel 1595, ordinò tramite testamento del 18 gennaio 1595 un fidecommesso tra i discendenti con ordine di primogenitura, al cui vincolo sottopose il contado di Cuglieri, la baronia di Montiverro e ogni altra villa e salto, e istituì erede universale il figlio Giovanni Battista. Oltre a costui lasciò quattro figlie: Caterina, Isabella, Marchesa e Giovanna.
Succeduto dunque nei feudi il figlio Giovanni Battista, ebbe egli a dover sostenere una lite con il fisco che pretendeva la devoluzione della baronia di Montiverro. La sentenza del 3 giugno 1597, a lui favorevole, permise la sua investitura in tutti i suoi feudi.
Essendosi sposato due volte, la prima con donna Marchesa de Cervellon e la seconda con donna Anna de Castelvì, ebbe, dal primo letto don Gerolamo, a lui premorto, e donna Marchesa, che si maritò con don Matteo de Cervellon conte di Sedilo. Dal matrimonio nacquero don Gerolamo e donna Marianna, che morirono nubili e donna Isabella, che fu moglie del marchese di Albis don Antonio Giuseppe Guiso Manca, dal quale ebbe don Pietro Maria, da cui nacque don Antonio Giuseppe.
Dal secondo letto ebbe don Giuseppe, morto senza prole, e donna Francesca, la quale in prime nozze sposò il Marchese di Laconi don Agostino di Castelvì ed in seconde don Silvestro Aymerich, da cui nacque don Gabriele Antonio, che lasciò poi un figlio chiamato Antonio Giuseppe.
Nel 1635 Giovanni Battista ottenne dal re Filippo IV il titolo di Marchese di Sietefuentes; successe a lui nei feudi don Giuseppe suo figlio di secondo letto che, per non aver prole nominò erede nel marchesato e nella villa di Santu Lussurgiu la sua sorella donna Francesca Zatrillas. Insorsero impugnando il testamento donna Marchesa moglie del don Matteo de Cervellon, donna Francesca de Castelvì, e don Giovanni Battista Zatrillas come discendente per retta linea dal Raimondo figlio primogenito del Gerardo I.
Mentre tra i discendenti proseguiva la causa, il 21 luglio 1668, fu commesso l’omicidio del viceré marchese di Camarassa; da cui, il 6 luglio 1669, fu proferita sentenza contro donna Francesca e furono confiscati la baronia di Montiverro, il contado di Cuglieri ed il marchesato di Sietefuentes e detto contado fu poi venduto all’incanto, senza pregiudizio però delle ragioni del don Giovanni Battista Zatrillas, a don Francesco Brunengo per 62.227 scudi cagliaritani; del che, il 14 gennaio 1670, ne fu rogato l’opportuno strumento, ratificato poi dal re Carlo II con diploma 31 marzo del 1671.
Nel 1706 le ville di Cuglieri ed Escano, componenti detto contado, essendosi nuovamente subastate, furono deliberate e per atto 28 settembre vendute al marchese de La Guardia don Antonio Francesco Genovès, giacchè il 26 giugno 1687 era uscita sentenza, con la quale tutti gli anzidetti feudi furono incorporati alla corona, come legittimamente confiscati.
In quanto però al marchesato di Sietefuentes don Gabriele Antonio Aymerich, nel 1709, il 13 agosto, riportò diploma da Carlo III, con cui ne venne reintegrato.
Successivamente, nell’anno 1727 fu dalla Reale Udienza pronunciata sentenza il 21 luglio con la quale, revocata l’altra del 26 giugno 1687 proferita dalla reale procurazione, furono condannati detto marchese de La Guardia, ed il conte don Antonio Giuseppe Aymerich, figlio di Gabriele Antonio, alla remissione dei feudi da loro tenuti: cioè delle ville di Cuglieri ed Escano, Senariolo e Santu Lussurgiu e Salti di Pitinuri, Murucungiadu e de Sorgiis al marchese di Albis e di quelle di Sietefuentes e Flussio al marchese di Villaclara.
Da tale sentenza i due marchesi ed il conte Aymerich supplicarono ugualmente al Supremo Real Consiglio come gravatoria ed il regio fisco ne chiamò la revisione, ma poi sotto il 3 luglio 1731 seguì transazione tra questo ed il marchese di Albis, in virtù di cui il marchese rinunciò ad ogni sua ragione sopra le ville di Cuglieri ed Escano possedute dal marchese de La Guardia ed il fisco rinunciò pur alle sue sopra il rimanente del marchesato di Sietefuentes. Ed un’altra composizione seguì poi anche tra il fisco ed il marchese di Villaclara.
Finalmente, sotto il 6 settembre 1735, il Supremo Consiglio, avendo proferita sentenza in giudizio di supplicazione, confermò l’altra pronunciata dalla Reale Udienza il 21 luglio 1727; esclusivamente però alle ville di Cuglieri ed Escano stante le seguenti transazioni.