Il Marchesato di Montemaggiore

Sotto questo titolo si comprende l’incontrada dove sono i paesi di Tiesi, Queremule e Bessude, esistenti nella parte inferiore dell’antico dipartimento del Logudoro, detto Cabuabbas. La prima infeudazione deve riferirsi all’anno 1436, quando Alfonso V con diploma del 10 luglio approvò il riparto fatto da’ procuratori della città di Sassari, Bosa e Villalghero, dei territori e beni confiscati al debellato Nicolò Doria, ribelle della Corona, e quindi con istrumento del giorno 18 vendette i predetti villaggi per mille ducati d’oro a Giacomo Manca, che era uno di detti procuratori, portatosi nella città di Teano, e a’ di lui fratelli Giovanni e Andrea Manca.
Dei fratelli Manca, il solo Giovanni restò possessore del feudo per cessione fattagli da Giacomo ed Andrea. A Giovanni succedeva in questo e nell’altro suo feudo di Monti Branca suo figlio, e prestò omaggio il 25 gennaio 1490. Ebbe costui sei figli: Giovanni, Raimondo, Gio. Angelo, Antonio, Guerao, Violanta ed Erilla, tra i quali chiamò nel testamento del 19 luglio 1507 il Gio. Raimondo primogenito alla successione di Montemaggiore col vincolo perpetuo di fedecommesso, e Gio. Angela secondogenito al feudi di Monti. A Gio. Raimondo successe suo figlio Gavino, che essendo ancora pupillo, ottenne sentenza d’investitura dalla procurazione Reale l’8 agosto 1549.
Morto questi in età pupillare, si disputarono il feudo la sua cugina Donna Elena, figlia di Don Francesco Dessena, e le suddette di lui zie Donna Violanta e Donna Erilla, fra le quali ebbe l’ultima il giudicato favorevole del Supremo. Donna Erilla dava con atto dell’8 marzo 1563 il feudo a Gaspare, figlio suo da Don Pietro Cariga. A Don Gaspare succedeva suo figlio Don Pietro, il quale per comporre la lite vertente sullo stesso feudo con la zia Donna Violanta Manca ne prendeva in moglie la figlia Donna Emerenziana Ravaneda.
Questi nel suo testamento del 12 giugno 1591 istituiva sulla baronia di Montemaggiore un fedecommesso perpetuo a favore del figlio Antonio e discendenti, preferendo i maschi alle femmine con ordine di primogenitura, e sostituendo per il caso i postumi. In mancanza di maschi dovevano succedere le femmine nate o nasciture, sostituendo l’una all’altra successivamente Donna Elena, Donna Erilla, Donna Giovanna, Donna Petronilla.
Antonio, ancora pupillo, ebbe investitura con sentenza del 9 gennaio 1592, la quale gli fu rinnovata l’11 dicembre 1599, quando era assunto al trono Filippo III. Morti senza discendenza Don Antonio e suo fratello Don Pietro, succedette nel feudo la loro sorella Donna Elena. A costei, assistita da suo marito Don Pietro Ravaneda, maestro razionale, fu provveduta l’investitura con sentenza del 5 novembre 1504 nella stessa forma delle precedenti, la quale le fu rinnovata per altra del 19 settembre 1628 dopo la successione al trono del Re Filippo IV.
Il di lei figlio Don Pietro II riceveva investitura del feudo nel 1630, e nel 1635 ebbe dal Sovrano con diploma del 2 aprile conferito il titolo marchionale.
A lui succedeva suo figlio Don Pietro III; ma siccome Donna Gabriella Vico, sua madre, aveva diritto a lire 35 mila, apportate in dote, fu essa investita del marchesato dal procuratore reale Marchese di Cea il 9 giugno 1665. Morta lei, ne veniva investito il figlio suddetto con sentenza del 3 febbraio 1675.
Questi prese in moglie Donna Giuseppa Manca, e non avendo avuto che una sola figlia, Lucia, divenne questa l’erede universale nel suo testamento del 6 agosto 1690. Quando morì Donna Lucia Ravaneda senza discendenti, il fisco si impossessò del feudo per decreto del 27 luglio 1726 pretendendolo devoluto. Comparve allora Don Raffaele Ravaneda, fratello naturale di Donna Lucia, pretendendo col figlio il possesso del feudo in forza della dichiarazione, che diceva fatta da Donna Lucia in favore di entrambi con atto del 24 febbraio 1714. Ma oppostosi a questi e al fisco Don Stefano Manca con libello del 30 dello stesso mese ebbe sentenza favorevole in data del 5 aprile 1727, essendosi il magistrato fondato nel titolo primordiale del 1463 spedito dal Re Alfonso, e nelle prove seguite di essere Don Stefano della lena chiamata se non attuale almeno abituale, siccome figlio di Donna Stefania Pilo Manca, figlia di Don Stefano Pilo Ravaneda, figlio di Donna Maria Ravaneda, zia dell’ultima defunta Donna Lucia, perché sorella del di lei padre Don Pietro Ravaneda II. Fu dunque Stefano Manca immesso in possesso del feudo, e nel giorno 6 agosto successivo per sentenza del tribunale del regio patrimonio fu immesso in possesso.