Il Marchesato di Neoneli

Il Marchesato di Neoneli è il nome convenzionale del feudo comprendente una buona parte del Feudo del Barigadu Susu. Comprendeva Neoneli (olim Leonelli), Ardauli, Ula, Sorradile, Bidoni, Nughedu Santa Vittoria, e tutti i salti relativi a detti paesi.
All’abolizione del giudicato d’Arborea, il Re Martino d’Aragona lo infeuda (29.3.1410) a Giovanni Deyana, che ne diviene Signore e lo lascia in eredità alla figlia Quirica Deyana, che sposa nel 1462 Leonardo Cubello d’Arborea, M.se d’Oristano, C.te del Goceano. Questo ramo dei Cubello si estingue in Salvatore che lo lascia al figlio della sorella Benedetta (sposata con Artaldo Alagon de Luna) Leonardo Alagon Cubello (13.2.1470). A Leonardo fu confiscato insieme a tutti gli altri beni e possessi, per delitto di fellonia e lesa maestà, il 15.10.1477, e successivamente infeudato a Gaspare Fabra (10.2.1481). Le quattro figlie di costui vendono a Carlo Alagon de Besora, da cui prima al figlio Sebastiano, al figlio di quest’ultimo Carlo, e infine alla figlia Maria, sposata con Fabrizio Gerp. Il Barigadu Susu è quindi infeudato a Giovanni Battista Gerp Alagon (11.5.1576). Morto costui senza successione, ne ottiene l’investitura, col titolo di Sign. del Barigadu Susu, Giacomo Alagon de Cardona, 3 C.te e 1 M.se di Villasor. Segue quindi le vicende del Marchesato di Villasor, che lo portano nelle mani dell’ultima M.sa di casa Alagon, Emanuela, sposata a Stefano Giuseppe de Silva Fernández de Córdoba dei C.ti di Cifuentes, C.te di Montesanto, che ne diviene maritali nomine Signore. Intanto il Regno di Sardegna era passato alla Casa di Savoia, che con comprensibile zelo passò ad esaminare lo stato giuridico dei feudi e liberi allodi del reame, onde verificarne il legittimo possesso da parte dei feudatari, e se possibile espropriarli o almeno costringerli a nuova investitura (ovviamente, dietro congruo esborso). Nel corso del XVIII secolo numerose furono le cause intentate dal Regio Fisco ai feudatari per ottenere la devoluzione dei feudi i cui titoli di possesso non fossero ben stabiliti, e molte di tali cause si conclusero con la confisca e la conseguente devoluzione ed eventuale vendita all’incanto. Una delle strade piú proficue agli interessi della Corona consistette nell’esigere che i feudatari, riparati in Spagna in seguito alla conclusione della guerra di successione spagnola, obbligatoriamente tornassero entro i confini del reame onde potessero prestare il prescritto omaggio al nuovo Sovrano e prendessero formale investitura. Appunto la M.sa di Villasor Emanuela Alagón Bazán non essendo rientrata in Sardegna in tempo utile si vide confiscato il feudo del Barigadu Susu e nonostante le proteste e l’intervento dell’Ambasciatore di Spagna alla corte di Torino, il feudo fu formalmente considerato come devoluto il 12.2.1772. Alla devoluzione si accompagnò lo smembramento del feudo originario e furono siglate delle convenzioni per garantire i diritti dei vassalli, il 7.7.1773 con Sorradile, Bidoni, Nughedu, Ula, Ardauli, e poi con Neoneli (20.1.1774). Seguirono Carte Reali di approvazione rispettivamente il 15.9.1773 e il 21.2.1774. Ad Antonio Todde furono infeudati Sorradile, Bidoni e Nughedu, in compenso per il perduto feudo di San Cristoforo, e col nome convenzionale di Marchesato di San Vittorio, mentre a Pietro Ripoll Manca spettarono Neoneli, Ula (e non Uta!), Ardauli, la montagna di Besalu in agro di Ula, Canalefigu con la tanca di Funtanafigu in quello di Neoneli, di Tollinoro e Bolta in quello di Nughedu, e del salto di Lochele in quello di Sorradile. Inoltre le peschiere di Marceddí e di Riomaggiore in territorio di Oristano, quelle di Iglesias e l’altra denominata di Piscinalonga in territorio di Cagliari. Pietro Ripoll riceveva questo feudo (Regio Diploma del 16.8.1774, e investitura del 7.3.1775) col nome convenzionale di Marchesato di Neoneli, da non potersi mai scindere dalla Contea di Tuili, a lui stesso assegnata. Il feudo era di tipo ampio ed ereditario, che lasciava notevole discrezionalità al titolare per quanto riguardava la possibilità di disporne tra viventi, anche fuori dall’ambito degli agnati. Il titolo di C.te di Tuili si poteva ostentare (come titolo di cortesia) da parte dell’erede presuntivo (quindi non necessariamente il figlio!) durante la vita del titolare. In mancanza di disposizioni specifiche, la successione si regolava in ordine di primogenitura, con prelazione dei maschi alle femmine e della linea al grado. Il feudo era ricevuto in compenso (transazione assai piú conveniente per la Corona che per il M.se!) per la cessione delle Scrivanie della Luogotenenza e Capitanía Generale della Reale Udienza e Reale Cancelleria, che il Sovrano non gradiva essere nelle mani di particolari, ma che dovevano invece tornare sotto il diretto controllo della Corona. Il primo M.se di Neoneli ebbe varie dispute con i propri vassalli a causa dell’esosità dei tributi feudali, e fu obbligato anche a contribuire alla riparazione del ponte della Scafa, dato che ne usufruiva al fine dell’accesso e transito per la peschiera di Piscinalonga.
Succedeva a Pietro suo figlio Emanuele Ripoll Asquer, che otteneva l’ampliamento della giurisdizione civile e criminale anche sui salti di Lochele, Bolta Lochele e Tollinoro, prima esclusi. Gli succedeva il figlio Pietro Ripoll Nin, e a lui la figlia Mariangela Ripoll Cadello, moglie del B.ne di Teulada Carlo Sanjust Amat, che lo riscattava in Torino il 5.6.1839, per Lire sarde 132.000,1, pari a Lire nuove 253.441, 92.