Il Ducato di Mandas

I Carroz di Mandas nel XIV e nel XV secolo
di Francesco Floris

Nel corso del XVII° secolo prese ad essere chiamato ducato di Mandas un complesso di feudi di notevole estensione che, per un’intricata serie di vicende successorie, erano tutti pervenuti nelle mani della stessa famiglia, i Carroz, a cui poi successivamente seguirono i Maza de Liçana, i Ladron, i Mendoza, i Zuniga e i Tellez Giron a cui furono riscattati.
L’insieme era costituito da quattro piccole contrade senza continuità territoriale ed il processo che portò alla sua formazione ebbe inizio nel XIV° secolo, quando gli aragonesi arrivarono in Sardegna, delineandosi compiutamente nel corso del secolo XV° quando si sviluppò il secondo sistema feudale.

Il primo nucleo si sviluppò dunque nel XIV° secolo e comprendeva:

a) la curatoria di Siurgus con la Trexenta era la naturale prosecuzione del territorio di Dolia, si stendeva nella parte centro settentrionale del giudicato di Cagliari fino ai confini con la Barbagia di Seulo; il suo territorio collinoso era densamente popolato e vi si sviluppava un’economia basata sull’agricoltura e sull’allevamento. Comprendeva i villaggi di Donigala, Escolca, Gergei, Gesico, Goni, Rezoli, Mandas, Nurri, Orroli, Serri, Villanovatulo ed aveva come capoluogo Siurgus.
Era posto in una posizione strategicamente importante tra la Trexenta e la Barbagia di Seulo; subito dopo la conquista vi fu sviluppato un complesso insieme di piccoli feudi che furono concessi ad alcuni personaggi che avevano preso parte alla spedizione; alcuni di questi feudi nel giro di pochi decenni vennero in possesso di Giovanni Carroz che li unì in un unico complesso:
1) Mandas, che allora era un grosso villaggio, fu concessa, unitamente a Nurri ed Escolca, a Francesco Carroz, figlio dell’ammiraglio; veniva così costituito un feudo che si sviluppava attorno ad un nodo importante che attraverso Mandas consentiva di controllare l’antica via di accesso alla Barbagia, attraverso i cui valichi si muoveva la transumanza.
La concessione fu fatta secondo il consueto modello more Italiae, i vassalli a Mandas ed Escolca pagavano il feudo in danaro, grano ed orzo, a Nurri in danaro e grano.
Francesco Junior morì senza figli maschi e il feudo fu amministrato da suo fratello Nicola che, a sua volta, morì nel 1347. Il feudo fu allora considerato devoluto e venduto al Raimondo Desvall junior il quale però morì di peste nel 1348.
I suoi eredi dovettero rinunciare al feudo che fu smembrato: Mandas e Nurri furono concesse a Giovanni Carroz, Escolca a Ferrer de Manresa il quale nel 1355 però, dopo la celebrazione del Parlamento di Pietro IV, finì per cederlo a sua volta al Carroz.
2) Donigala, subito dopo la conquista, fu concessa a Goffredo Gilaberto Cruilles; si trattava di un florido villaggio i cui abitanti furono tenuti a pagare il feudo in danaro, grano ed orzo. Goffredo Gilaberto però morì senza eredi e nel 1340 Donigala tornò al fisco; nel 1349 però il villaggio fu nuovamente concesso a Ponzio di Santa Pau che però morì nella battaglia di Costantinopoli nel 1352. I suoi eredi non furono in grado di conservare Donigala che nel 1353 passò a Giovanni Carroz.
3) Anche Gergei era un prospero e popoloso villaggio che nel 1326 fu concesso a Guglielmo de Petra con la consueta formula del more Italiae e con l’obbligo per i vassalli di pagare il “feudo” in danaro, grano ed orzo.
Guglielmo morì senza eredi nel 1330; il feudo fu concesso allora a Giacomo d’Aragona, uno dei molti figli naturali di Giacomo II che si era stabilito in Sardegna. Nel 1349, quando Giacomo era ancora vivo, il Re vendette Gergei a Raimondo d’Ampurias il quale ne sarebbe entrato in possesso solo alla morte di Giacomo. L’Ampurias, però, dopo la morte di Giacomo, non fu in grado di pagare il prezzo convenuto per l’acquisto del feudo che tornò al fisco.
Così anche Gergei nel 1351 fu acquistato da Giovanni Carroz ed unito a Mandas.
4) Nel 1332 Goffredo Gilaberto Cruilles ebbe la concessione anche di Orroli. Anche i vassalli di questo villaggio dovevano pagare il feudo in danaro, grano ed orzo; Goffredo Gilaberto morì senza lasciare eredi nel 1340. Negli anni successivi il villaggio non venne più infeudato fino a dopo il 1358 quando passò a Giovanni Carroz.
5) Il villaggio di Serri fu concesso nel 1329 al governatore generale della Sardegna Raimondo Cardona con le consuete formule. Come è noto il Cardona morì carico di debiti nel 1337 lasciando eredi tre figlie; nello stesso anno le eredi, per far fronte ai debiti, vendettero Serri ad Alibrando de Açen, nobile di famiglia sulcitana fedele al re. Tra il 1350 ed il 1352 egli vendette il villaggio a Giovanni Carroz. I villaggi di Siurgus, Goni e di Rezoli e di Gesico pur essendo compresi nella curatoria non fecero parte del feudo di Giovanni Carroz.

b) La curatoria della Barbagia di Seulo si stendeva al Nord del Siurgus; il suo territorio era montagnoso e popolato da pastori fieri e bellicosi, comprendeva i villaggi di Stortili, Esterzili, Gersalai, Guidilasso, Lessey, Sadali, Seui, Turbengentilis e Ussassai e confinava con il giudicato d’Arborea e l’Ogliastra.
Il territorio, di grande importanza strategica, subito dopo la conquista fu concesso a Nicolò Carroz, Bartolomeo Subirats e Guglielmo di Montgry. La concessione fu fatta secondo il more Italiae e prevedeva che i feudatari prestassero il servizio di un cavallo armato per tre mesi l’anno; poiché il territorio era montuoso e aveva un’agricoltura poco sviluppata, i vassalli erano tenuti a pagare il feudo in danaro.
Si trattava di gruppi di pastori insofferenti a qualsiasi vincolo e in perenne ribellione per cui i feudatari si trovarono in grande difficoltà a governarlo.
Così nel 1337 Guglielmo di Montgry abbandonò la sua parte a Gisberto di Subirats che però preferiva risiedere a Cagliari lontano dalla Barbagia e dai suoi pericoli.
Solo Nicolò Carroz, che aveva sposato una Subirats erede dal 1341 di Gisberto, riusciva in qualche modo a controllare la situazione da Mandas che amministrava per conto di suo fratello Francesco e dopo il 1343 in nome proprio. Fu così che nel 1345 egli riunì nelle sue mani l’intero territorio della curatoria; egli però morì nel 1347 lasciando erede sua figlia Stefania moglie di Olfo da Procida.
Negli anni successivi Olfo, non potendo occuparsi dell’amministrazione del feudo, nel 1349 lo vendette a Bartolomeo Cespujades, eminente cittadino cagliaritano, il quale lo cedette quasi subito ad Alibrando de Açen, nobile sulcitano.
Quest’ultimo, tra il 1350 ed il 1352, vendette tutta la curatoria a Giovanni Carroz che la unì al feudo di Mandas.

Il secondo nucleo si formò ugualmente nel corso del secolo XIV e comprendeva feudi appartenuti a Giacomo Carroz e a Giovanni d’Arborea tutti in Gallura:
1) Le curatorie della Balariana e di Canhain erano confinanti tra loro. La Balariana era collinosa e molto fertile, era situata nella parte centro-settentrionale della Gallura e non aveva sbocco al mare, comprendeva i villaggi di Bacor, Nuraghes, Santo Stefano, Surake, Telargiu, Uranno e Vigna Maggiore. Il Canhain era montagnoso e popolato di pastori, comprendeva i villaggi di Agiana, Canhain, Canaran, Civilione. La Balariana, dopo alcuni infelici tentativi di feudalizzazione, nel 1347 fu concessa a Giovanni d’Arborea che aveva il compito di pacificarla e difenderla dai Doria che si erano ribellati. La curatoria di Canhain era in uno stato di costante guerriglia e le sue popolazioni erano legate ai Doria per cui nel 1347 fu concessa a Giovanni d’Arborea.
2) Arzachena, nella curatoria di Unale situata nella parte settentrionale della Gallura, nel 1346 fu venduta da Francesco Daurats a Giovanni d’Arborea che la unì al Fundimonte; nel 1347 Giovanni ebbe dal re anche Orto Murato, Corruera e Castro già appartenuti a Raimondo Cardona.
3) Il Fundimonte era costituito dai territori circostanti alla città di Civita o Terranova e comprendeva numerosi piccoli villaggi ed alcune saline e numerosi salti. Il territorio era fertile, vi si sviluppava una fiorente agricoltura. Dopo diverse vicende feudali, nel 1343 Giovanni d’Arborea acquistò tutto il territorio dai Senesterra.
4) La Gallura Gemini costituiva la parte centrale e più montagnosa dell’antico giudicato di Gallura. Comprendeva i villaggi di Tempio, Aggius, Latinaco, Bortigiadas e molti altri. Fu per molti anni teatro del confronto armato tra Doria ed Aragona per cui nel 1347 fu concesso a Giovanni d’Arborea perché lo pacificasse.
5) La Montangia era situata all’estremo nord della Gallura e comprendeva un territorio prevalentemente montuoso con numerosi piccoli villaggi. Anche questo territorio, tradizionalmente ostile agli aragonesi, nel 1347 fu concesso a Giovanni d’Arborea per essere pacificato.

 

Il Ducato di Mandas
di Umberto Oppus

Il Re di Spagna Filippo III, il 23 dicembre 1614, concedeva a Pedro Ladron il titolo di Duca di Mandas e Villanova.
Don Pedro Ladron y Mendoza (alias Don Pedro Maza Carroz), Marchese di Terranova, diventava quindi il primo Duca di Mandas che così ascendeva all’unico ducato concesso fino a tutto il Seicento. Tre anni più tardi, il 24 maggio 1617, il Duca morì a Valencia, senza aver avuto eredi; anche i suoi fratelli, Don Luis, Don Ramon e Dona Brianda morirono senza figli e discendenti.
Alcuni anni prima di morire, il 13 giugno 1612 e il 4 marzo 1614 don Pedro, affetto da una grave malattia, fece testamento con il quale istituiva suo erede universale Don Ramon de Rocafull Signore di Ablatore. Ma, il 4 marzo 1617, il Ladron aggiunse un codicillo al testamento, stravolgendolo. Infatti, con questa nuova disposizione, legava il Ducato di Mandas ed altri suoi possedimenti a don Juan Hurtado de Mendoza de la Vega y Luna ed ai suoi discendenti, con l’obbligo di chiamare il primogenito don Pedro Maza Ladron e di usare l’arma della famiglia Maza Ladron.
Mentre la vedova di don Pedro Maza, donna Lucrecia Ruiz de Corella, sposava il Marchese di Orani, don Diego Silva Fernandez (che avanzò, a sua volta, delle pretese su Mandas), il Ducato di Mandas e il Marchesato di Terranova passavano a don Juan Hurtado de Mendoza e a sua moglie (che era anche sua nipote) donna Ana de Mendoza y Henriquez (vedova di don Rodrigo de Mendoza) sesta Duchessa dell’Infantado, Marchesa di Santillana e del Cenete, Contessa del Real di Manzanares e di Saldana. Don Juan, figlio di Inigo Lopez de Mendoza, terzo Marchese di Mondejar e quarto Conte di Tendila e di donna Maria de Mendoza y Aragon, fu anche cavaliere dell’habito di Calatrava, gentiluomo di Camera di Filippo III e di Filippo IV, loro maggiordomo maggiore e Presidente dei Consigli di Stato e di Guerra.
Il 27 luglio 1619, Filippo III, visto che con la morte di Don Pedro Maza Ladron senza figli e discendenti, il Marchesato di Terranova era stato cancellato (a causa di una clausola contenuta nel precedente Regio Privilegio di concessione del titolo), concedeva, da Lisbona, a don Juan Hurtado de Mendoza, il titolo di Marchese di Terranova.
Dal matrimonio tra don Juan e donna Ana, nacque Ana de Mendoza y Mendoza che, il 13 novembre 1616, nella Chiesa di Becedas, si era sposata con suo cugino don Francisco IV Lopez de Zuniga y Sotomayor, figlio del sesto duca di Bejar don Alonso I e di donna Juana Lopez de Mendoza Enriquez de Cabrera (figli a sua volta di don Inigo e donna Luisa, duchi dell’Infantado).
Alla morte di don Juan, secondo Duca di Mandas, avvenuta il 1°agosto 1624, l’ “Estado de Mandas” passò a donna Ana, sua figlia, che lo cedette a don Francisco IV, affinché lo inserisse nel maggiorasco della casa ducale bejarana, per evitare eventuali alienazioni; gli stati sardi erano inseriti nel maggiorasco come beni “…enajenables por ninguno de los successores de los Duques, bien primogenito o no…”.
Dopo l’inserimento degli Stati sardi nel maggiorasco il 12 agosto 1624, don Francisco IV e donna Ana estesero da Bejar un potere per prendere possesso del Ducato di Mandas; lo stesso ordine venne ripetuto due giorni dopo.
Dopo Francisco IV, subentrò, nel Ducato di Mandas, suo figlio Don Alonso II, sposato con donna Victoria Ponce de Leon, figlia dei Duchi di Arcos. A soli 17 anni Don Alonso II venne nominato Capitano Generale dell’Estremadura e dell’Andalusia.
Non avendo avuto figli, il Ducato di Mandas e tutti gli altri stati di don Alonso II passarono il 3 agosto 1660 a suo fratello Don Juan Manuel I, primo Marchese di Valero e Maggiordomo di Filippo IV (questo incarico gli fu conferito dal Re per aver combattuto valorosamente nelle Fiandre).
Don Juan Manuel I, sposato con donna Teresa Sarmento de la Cerda (figlia di Don Rodrigo de Silva Sarmento Villandrado e di Donna Isabel Fernandez de Hijar, Duchi di Hijar e Conti di Salinas), ebbe tre figli: don Manuel, donna Manuela, che si sposò con Don Francisco Alfonso Pimentel, Duca di Benavente; e don Baltasar.
Don Juan Manuel poté amministrare i suoi stati per poco tempo: infatti, il 14 novembre 1660, morì improvvisamente tra le 11 e le 12 di notte, nel suo palazzo ducale di Bejar.
Il maggiorasco e la casa ducale vennero ereditati da suo figlio don Manuel, che prese possesso de “los Estados de los Zuniga”, attraverso distinti poteri dati da sua madre donna Teresa, vista la sua piccola età (aveva, infatti, solo tre anni, essendo nato nel 1657).
La Duchessa-vedova, Donna Teresa, governò gli stati del Maggiorasco durante la vita del figlio; quando questi si sposò, il 22 settembre 1657, con Donna Maria Alberto de Castro y Portugal (figlia dei Duchi di Taurisano e Conti di Lemus), amministrò congiuntamente a quest’ultima.
Don Manuel I si assentò tantissime volte da Bejar a causa dei suoi impegni militari. Già nel 1680 chiese di poter andare a combattere nelle Fiandre, ma il Re di Spagna Carlo II glielo impedì. L’anno dopo lo stesso Re lo nominò Maestro di Campo del “Terciò della Fanteria Spagnola” e nel 1682 gli concesse di partire per le Fiandre. Il 12 febbraio don Manuel I dava un potere in favore di donna Teresa e donna Alberta “para governar sus Estados en su nombre”.
Agli inizi del 1686, quando a Vienna si iniziò a porre le basi della guerra di cacciata dei turchi, uno dei primi a marciare fu don Baltazar de Zuniga, a cui seguì suo fratello don Manuel I, alcuni anni dopo. La sua morte in battaglia, avvenuta nel 1686, fece nascere una lite per il possesso del Ducato di Mandas, in particolare tra Donna Teresa e il Conte di Albatera, ma anche tra Donna Teresa e i Borgia Duchi di Gandia e contro il Duca di Maceda.
Dal matrimonio tra Don Manuel e Donna Maria Alberta nacquero due figli maschi: don Juan Manuel II (nato nel 1680) e Don Pietro, che sposò la Duchessa di Najera Ana Maria Sinforosa Manrique de Lara e fu tenente generale del Regno.
Don Juan Manuel II, maggiordomo di Ferdinando, principe delle Asturie, prese possesso del Ducato e maggiorasco il 29 agosto 1686, ad appena sei anni di età. Pertanto, sino al compimento della maggiore età i suoi stati furono amministrati dalla madre Donna Alberta e dalla nonna Donna Teresa.
Come militare Don Juan Manuel II accompagnò e aiutò personalmente i Re di Spagna Carlo II e Filippo V nella grande guerra di Successione (contro il Portogallo), assistendoli a Santa Vitoria, nella battaglia di Lupara, la presa di Guastala e nelle campagne di Castiglia ed Estremadura.
Tra i meriti di questo Duca vi è quello di aver organizzato l’Archivio della Casa Ducale. Durante il suo governo, il Re Filippo V con una Cedola Reale data dal Buon ritiro, il 13 aprile 1709 confermava a “Don Juan Manuel Diego Lopez de Zuniga Guzman Sotomayor y Mendoza Duque de Bejar y de Mandas…” tutti i diritti che godeva sul maggiorasco con tutti i suoi aggregati e possedimenti.
Questo Duca si sposò quattro volte: la prima volta con Donna Maria Pimentel, sua cugina, dalla quale non ebbe figli; la seconda con donna Manuela de Toledo e la terza con Donna Rafaela de Castro Portugal y Borgia, nel 1711. In seguito ad una grave infermità del Duca “los Estados de los Zuniga” furono governati dalla sua quarta moglie, Donna Mariana de Borja Centelles y Fernandez, vedova di don Luis Francisco de Benavides y Aragon.
Nel 1741 Don Juan Manuel II dava un potere a Don Gioacchino suo figlio per amministrare la sua Casa e i suoi Stati.
Con il passaggio della Sardegna ai Savoia i nuovi sovrani pretesero che i signori feudali spagnoli dovessero prendere l’investitura sui feudi sardi, prestando giuramento di fedeltà al monarca. Don Juan Manuel II, nel 1738, presentò una supplica a Carlo Emanuele III, Re di Sardegna, chiedendo di essere dispensato dall’investitura sui suoi feudi perché allodiali, rendendosi disponibile a prestare il giuramento di fedeltà.
Alcuni mesi dopo Carlo Emanuele III spediva un dispaccio al Viceré di Sardegna in cui spiegava il modo in cui il Viceré si sarebbe dovuto regolare nei confronti delle pretese avanzate da Don Juan Manuel II; nel dispaccio vi era anche l’ordine di riservare ad altri signori, che ritenevano allodiali i propri feudi, lo stesso trattamento.
Il 12 febbraio 1740, da Madrid, don Juan Manuel II e sua moglie Donna Maria Anna de Borja Fernandes de Cordoba, Duchessa di Gandia, Contessa di Oliva, Marchesa di Lombay, Principessa di Esquelaque, Contessa di Marialde, Ficaldo e di Centelles, concedevano un potere a Don Antonio Nin, Arcivescovo di Oristano (nominato Procuratore Speciale), affinché prestasse giuramento di fedeltà al Re di Sardegna e perché “pueda governar y administrar los Condados de Oliva, Cabo de Sacer y Centelles, sus estados Mayorazgos, y agregados”.
Nel 1744, per rappresaglia di quanto gli spagnoli avevano fatto con i loro eserciti a Nizza ed in Savoia, Carlo Emanuele III ordinò il sequestro dei possessi dei feudatari spagnoli in Sardegna: con regio Editto del 30 giugno 1744 venne così confiscato a Don Juan Manuel II, il ducato di Mandas; il sequestro del feudo durò sino al 1 dicembre 1748.
Nel periodo in cui gli stati sardi erano sotto confisca, il 2 dicembre 1747 a Madrid, morì Don Juan Manuel II, a cui successe suo figlio Don Joaquin Alvaro Diego Lopez de Zuniga, che dal 1732 era sposato con Donna Isabel Lepoldina Carlota de Lorena, figlia del Principe di Pons, della nobiltà francese.
Il nuovo Duca prese possesso degli Stati e maggiorasco di Bejar, Mandas, Gibraleòn, Belalcazar, Puebla de Alcocer, Capilla, Burguillos, Curiel, Banares e dei beni ad essi vincolati, il 6 dicembre successivo in virtù di un atto di Don Julian de Hermosilla (del Consiglio di S.M.) e di Don Eugenio Aguado Moreno, scrivano del Re di Sardegna.
Don Gioacchino fu l’ultimo duca che portò il nome degli Zuniga, i fondatori della Casa e degli Stati di Bejar, avendo i titoli di: Duca di Bejar, Plasencia, Mandas e Villanova; Marchese di Gibraleon e Terranova; Conte di Belalcazar e di Banares; Visconte della Puebla de Alcocer; Signore delle ville di Burguillos, Capilla e Curiel; Giustizia Maggiore delle due Corone di Castiglia e Leòn, Prima voce dello Stamento Militare nel Regno di Sardegna; Cavaliere del “Toison de Oro” e Gentiluomo di Camera del Re di Spagna, Filippo V prima, Fernando VI e Carlo III poi.
Alcuni mesi dopo, il 14 maggio 1748, moriva la duchessa di Mandas e Bejar Donna Maria Ana Borja, ultima discendente di Papa Alessandro VI e di San Francesco Borgia.
Don Joaquin, il 18 aprile 1749, da Madrid diede un potere in favore di don Hyeronimo de Ravaneda per reggere i suoi stati sardi; identica concessione gli venne fatta due anni più tardi, il 28 giugno 1751.
Con ordine regio del 22 gennaio 1758, si prescriveva che i feudatari residenti fuori dal Regno dovevano prendere l’investitura sui feudi sardi; era così ripreso il problema interrotto bruscamente nel 1744. Alcuni mesi dopo il Duca di Mandas ed il Marchese di Valdecalzana (altro signore a cui erano stati sequestrati i feudi) si rivolsero all’ambasciatore spagnolo presso il Regno di Sardegna, per rientrare in possesso dei feudi. Il 16 ottobre, il Congresso politico sabaudo affermava l’allodialità del Ducato di Mandas e del Marchesato di Terranova con la conseguente esenzione di don Joachin Lopez de Zuniga di prendere l’investitura.
Aveva così fine la contesa sull’investitura da parte del Duca di Mandas, una risoluzione che alcuni anni più tardi sarà espressa in modo solenne.
Dopo aver divorziato nel 1760 da donna Leopoldina, don Joaquin l’anno seguente si sposò nuovamente con donna Escolastica de los Rios y Rohan, figlia del principe di Rohan e Conte di Fernan Nunez.
Alla fine del 1764 don Joachin chiese al Re di Sardegna che gli venisse rafforzata la concessione del 16 ottobre 1758. Con Carta Reale del 21 gennaio 1765 veniva dichiarato che il Duca di Mandas e i suoi successori erano liberi ed esenti dall’obbligo di prendere l’investitura, per le ville menzionate nel diploma del 1 settembre 1505 ma obbligati a prestare il giuramento di fedeltà come sudditi; inoltre si ordinava di concedere allo stesso Duca il possesso delle ville descritte nel suddetto diploma.
Con un’altra Carta del 19 aprile successivo, il Re ordinava al Regio Fisco di occuparsi della devoluzione del feudo della Gallura Gemini, che non era menzionata nel diploma del 1505.
Due anni dopo, il 28 luglio 1767, si concludeva l’intricata lite avente per oggetto il sequestro degli stati di Oliva (Monteacuto, Anglona, Marghine, Contea di Oliva e di Coguinas), con il riconoscimento da parte del fisco delle richieste di successione dell’erede di don Francisco e donna Maria Anna Borja, donna Maria Josefa Alfonso Pimentel, con questa transazione, confermata con diploma del 17 settembre successivo, l’Anglona venne eretta a Principato; il Monteacuto in Ducato, il Marghine in Marchesato e la villa di Osilo in Contea.
Don Joachin morì a Madrid il 10 ottobre 1777 senza discendenti. Nei suoi stati successe dunque sua nipote donna Maria Josefa Pacecco Alfonso Pimentel y Tellez Giron, figlia di Francisco Casimiro Alfonso Pimentel e della sua seconda moglie donna Maria Faustina Tellez Giron.
Donna Maria Josefa si era sposata il 29 dicembre 1771 con don Pedro de Alcantara Tellez Giron y Pacheco (nato l’8 agosto 1755).
Da questo matrimonio nacquero Josè Maria Ramòn, Pedro de Alcantara, Francisco de Borja, Pedro II de Alcantara, Maria Josefa Manuela, Joaquina Maria, Micaela e Manuela Isidra.Alla morte della duchessa Josefa, subentrò nei suoi feudi il figlio primogenito di suo figlio Don Francisco de Borja (nato l’8 ottobre 1775) il quale morì quando ancora viveva sua madre, il 21 maggio 1830, e che era sposato con donna Maria Francisca de Beaufort y Toledo. Da questa unione nacquero don Pedro de Alcantara e don Mariano Tellez Giron.
Don Pedro de Alcantara Maria Tomas Tellez Giron y Beafort era nato a Cadice il 10 settembre 1810. Alla morte del 13° Duca dell’Infantado, Don Pedro de Alcantara de Toledo y Salm – Salm Hurtado de Mendoza suo zio, avvenuta il 27 novembre 1841, gli successe nei suoi titoli e stati. Con questa successione don Pedro riunì nella sua persona le tre grandi casate degli Osuna, Benavente e dell’Infantado diventando così uno degli uomini più potenti della Spagna di quel periodo. Proprio Don Pedro, il 23 marzo 1843, stipulava la convenzione con i Savoia per il definitivo riscatto del Duca di Mandas. Ma nella notte del 29 agosto 1844 Don Pedro moriva improvvisamente a soli trentaquattro anni di età. Fu l’ultimo Duca governatore di Mandas poiché negli anni del suo governo, in Sardegna furono abolite le signorie.
Tutti i suoi titoli e proprietà passarono a suo fratello Don Mariano. Alla sua morte, avvenuta nel 1891, il titolo di Duca di Mandas passò a Donna Maria Cristina Fernanda Brunatti y Gayoso de los Cobos, sposata con Don Fermin de Lasala y Collado. Con la sua morte, avvenuta il 17 dicembre 1917, il titolo passò a Donna Rafaela Fernandes de Henestrosa y Gayoso de los Cobos Miono y Sevilla, vedova di don Ricardo de la Huerta y Avial. Donna Rafaela, deceduta il 16 gennaio 1979, ha lasciato il titolo di Duca di Mandas a suo figlio Don Ignacio de la Huerta y Fernandez de Henestrosa.