Albero genealogico della famiglia Picolomini de Sena (poi soltanto de Sena)

Premessa:
La genealogia di questa importantissima famiglia, di antichissima nobiltà, comparsa a Sassari tra la fine del XIV secolo ed il principio del XV, assunta in breve tempo alle più prestigiose cariche ed ai più alti onori; decaduta rovinosamente e risorta magnificamente, è il frutto dell’incontro di molte ricerche e verifiche di una grande quantità di documenti esistenti in archivi privati (Amat, Cagliari; Guillot- Simon, Alghero; Quesada, Sassari), in Archivi di Stato e Comunali di Cagliari, Sassari ed Alghero; di Archivi Diocesani e Parrocchiali di Sassari e Alghero; di nonché di studi e confronti di quanto scritto già in tempi passati dai più noti storici di cose sarde.
Il compianto Marchese di San Filippo Don Vincenzo Amat (che a suo tempo pubblicò una genealogia parziale dei de Sena) e lo scrivente possono certamente essere ritenuti i principali autori delle ricerche, verifiche, studi e confronti di cui sopra detto.
Allo scrivente è rimasto l’onere di stendere, in forma definitiva, per quanto possibile (nessuna genealogia, specie se relativa a famiglia antica, può dirsi veramente completa e definitiva; in qualunque momento è possibile ritrovare personaggi di cui si ignorava prima l’esistenza), la genealogia dei Picolomini de Sena senza avere la pretesa di aver trovato tutto, di essere sempre nel giusto, di non aver omesso niente.
Detto questo, però, si può affermare con serenità che la genealogia, nel suo insieme, è attendibile e cronologicamente conseguente e logica.

Osservazioni:
Questo ramo della illustre ed antica famiglia Picolomini de Sena dalla quale sortì il famoso Pontefice Pio II (Enea Silvio), ed un suo nipote, che però si chiamava Todeschini Picolomini, pure Papa, a seguito di cruente lotte tra fazioni nobiliari, fu costretto a scappare dalla patria e pensò di riparare a Sassari dove ancora vive erano le memorie toscane.
Il Nobile Patrizio Cristoforo dei Picolomini, poco dopo il 1396, fu il primo a giungere a Sassari unitamente alla moglie Margherita Sarrazini o Sarrasini, pure patrizia senese, ed a tredici figli. Di questi si conosce soltanto Antonio (forse il primogenito) il quale fece testamento a Sassari e lasciò una memoria storica nella sua famiglia, spiegando le ragioni della fuga da Siena, ma ricordando ai figli che se fossero un giorno rientrati in patria avrebbero potuto portare l’arma di famiglia che riproduce (“inquartato d’argento, o meglio, di rosso: al primo e quarto al crescente d’argento (Picolomini); al secondo e al terzo alla testa di moro con la banda d’argento attraversante (Sarrazini = Saracini); dal secolo XVI in avanti la famiglia usò chiamarsi soltanto de Sena dimenticando quasi sempre il primitivo cognome).
Di questo Antonio, nonostante il testamento, non si conosce il nome della moglie così come non si conosce la sorte di quattro dei suoi cinque figli, uno dei quali stante il nome Comita, si pensa sia nato in Sardegna. Il figlio, unico di cui si ha notizie pur ignorando il nome della moglie, è Giovanni che, o per la dote della madre già defunta o per quella della moglie, ancor vivente il padre, nel 1421 acquistò dei feudi (Laconi, Genoni, Nuragus, Nurallao) e quale Nobile feudatario venne abilitato a partecipare alle Cortes del 1421 presiedute dal Re Don Alfonso il Magnanimo. Questo Giovanni però, oltre ai feudi, curò con molta attenzione il notevole patrimonio allodiale che già suo padre aveva acquistato a Sassari e dintorni.
Il figlio (unico?) di Giovanni, Don Antonio (fu il primo ad usare il Don ed anche il primo a chiamarsi soltanto de Sena, cioè ad utilizzare come cognome familiare il luogo di provenienza) fu certamente il personaggio più illustre e di maggior spicco della famiglia; egli raggiunse i massimi fastigi della scala sociale e militare e nobiliare ottenendo, primo in Sardegna, quel titolo di Visconte che i Sovrani aragonesi – Conti – Re (Re in Aragona, ma Conti originariamente e Conti in Catalogna, etc.) concedevano quasi esclusivamente a famiglie ad essi legate da vincoli di stretta parentela; ottenendo il grado massimo di Gran Connestabile, cioè capo supremo degli eserciti del Regno Sardo, di Grande Ammiraglio di tutta la flotta di Sardegna; ottenendo il titolo di Primo Gentiluomo di Bocca del Sovrano.
I due altri gradi militari, conferitigli nel 1438, non si sa bene per quali ragioni, gli vennero revocati l’anno successivo. Pietro, premorto al padre, e Salvatore furono i figli continuatori della stirpe, entrambi coniugati a due Principesse arborensi sorelle dell’ultimo Marchese di Oristano.
Da Pietro nacque Giovanni, secondo Visconte di Sanluri che, per aver sposato una figlia dell’ultimo Marchese di Oristano ed aver condiviso tutte le vicende di quest’ultimo, precipitò la casata nella peggiore disgrazia finendo la sua vita prigioniero in Spagna.
Il fratello minore del disgraziato Giovanni, Antonio, si costruì una buona fama di soldato fedele al Sovrano, combattendo nelle file dei Reali eserciti. Da questi discenderanno la grande linea primogeniale dei Governatori di Sassari e Logudoro, che si estinguerà attorno al 1672, ed altra linea naturale legittimata che fiorirà e si estinguerà ad Alghero nel 1766.
Da Salvatore, secondogenito del primo Visconte, discenderà una importante linea fiorita ad Alghero, che si estinguerà ai primordi del XVII secolo, di cui molti non ebbero contezza (alcuni personaggi di questa linea erano ben noti ma si ignorava la discendenza da Salvatore. Ogni incertezza cadde quando venne ritrovata dallo scrivente una copia del testamento di Don Pietro de Sena Alagòn, figlio di Don Salvatore, conservata in riposto, da lunghi anni non visitato, dell’Archivio algherese Simon Guillot. Il documento, redatto nel 1529 chiarisce indubitabilmente l’allaccio del testatore con il padre Salvatore, nonché la discendenza immediata del testatore stesso).

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