Albero genealogico della famiglia Dell’Arca

Premessa:

Sulla base degli studi svolti dal Dr. Gramunt, già docente di Storia Medievale presso l’Università di Barcellona, dal Canonico Dr. F. Amadu di Ozieri, scrittore e studioso di storia sarda, e di altri, sembra potersi dare per certo come la famiglia de l’Arca (detta anche “de Arca”, “de l’Archa”, “Delarca”), originaria di Jaen, dopo un periodo trascorso a Valencia, sia passata in Sardegna, stabilendosi a Sassari nel secolo XIV, per l’esercizio del commercio e non per motivi militari, ancorché, nel corso del tempo, qualche illustre militare la famiglia l’abbia espresso (qualcuno sostiene che i de l’Arca fossero mercanti di remota origine giudea).
Per queste e per altre ragioni, i citati studiosi negano l’origine nobiliare della casa de l’Arca e la dicono, piuttosto, di alto censo tanto da possedere le basi necessarie per crescere in potenza – sia economica che politica – ed in lustro. Ciò che puntualmente avverrà.
In virtù di vecchi manoscritti esistenti a Barcellona (interpretati dal Dr. Gramunt) ed in Sardegna (Archivio Comunale di Sassari e Curiale di Ozieri) è stato possibile formulare una genealogia, ipotetica ma sufficientemente valida, de più antichi de l’Arca vissuti a Sassari ed altra genealogia, certa entro i limiti del possibile, dei de l’Arca fioriti in Ozieri sin dal secolo XVI diramatisi in Alghero e Sassari.
Impossibile è stato accertare l’attacco genealogico tra il più vecchio ramo sassarese e quello successivo di Ozieri che pure diverrà il più importante, il più noto, il più fiorente dando vita agli altri rami di Alghero e nuovo di Sassari.
Allo stato non può farsi altro che ritenere la vecchia linea di Sassari e quella di Ozieri come promananti dal medesimo stipite rimettendosi, oltre che al reiterarsi dei medesimi nomi di battesimo e ad altri fattori di cui si dirà nelle note, all’arma araldica che per le due linee de l’Arca è assolutamente identica.

Note alla genealogia:
SCHEDA 1:
-) Antonio: prima di questi nessun altro di tal nome esiste a Sassari; neppure contemporaneamente esistono altri de l’Arca. Ciò ha fatto supporre che Maddalena de l’Arca – moglie del Signore di Pozzomaggiore Francesco I Melone, come rilevasi dal testamento di questi del 21.3.1443 – fosse figlia di detto Antonio.
Di questo primo personaggio della famiglia si ha notizia in forza di due documenti conservati nell’Archivio Comunale di Sassari: il primo, in data 1416, è una specie di rilascio di “licenza” per l’esercizio della mercatura, pare di seta, a favore, appunto, di “Antonio de Arca di Valencia”; il secondo, invece, è un’istanza rivolta al Comune dallo stesso de Arca onde poter associare al suo esercizio il figlio Proto, forse ancora minore (fatto questo non specificato).

-) Proto: per i succitati documenti si ha contezza di questi come figlio del precedente; per altro documento, relativo ad una causa del 1443 vertita tra il Comune di Sassari e Maddalena de l’Arca per sé ed il minore figlio Francesco II Melone, si fa riferimento a Proto come giurista di buona fama (non più l’esercizio del commercio, ma quello del diritto!). Di Proto null’altro si sa.

-) Pietro: un documento del Comune sassarese ed un privilegio reale citato dal Gramunt certificano tre fatti: l’esistenza di Pietro a Sassari, l’incarico conferitogli di Regio Ufficiale del Logudoro, la data della sua morte avvenuta a Sassari nel 1502. Se Pietro fosse figlio, nipote ex ignorato fratre, o minor fratello di Proto, è impossibile stabilirlo. Non avendo contezza di altri de l’Arca, si può supporre la filiazione da Proto.

-) Antonio (II): l’esistenza di questo personaggio è certa come certe sono la sua immediata ascendenza e la sua discendenza. Due documenti parlano di lui: il primo, del 1495, è una ricevuta del Comune di Sassari rilasciata ad Antonio de l’Arca per l’avvenuto pagamento di un censo; il secondo (riportato anche dal Gramunt) è la credenziale del 1527 con la quale il Comune di Sassari invia “Antonius de l’Arca eques, quondam Petri” a Genova per l’acquisto di materiale per l’artiglieria.
Questo secondo documento prova come Antonio sia figlio di Pietro e come nel 1495 non goda ancora del titolo di Cavaliere, mentre ne è fregiato nel 1527. Si pensa che il titolo gli sia stato concesso dopo il 1502 (anno della morte del padre) e prima del 1527 da Ferdinando II o da Carlo V nei primi anni di regno. Il Gramunt lo vuole concesso da Ferdinando II verso il 1503, ma non giustifica la sua scelta. Il medesimo storico cita, solo genericamente, dei documenti dell’Archivio di Barcellona dai quali si apprendono i nomi dei tre figli di Antonio, cioè Giovanni, Proto e Nicola, senza indicazione di primogenitura.

-) Proto: di questi, che fu un eminente storico, si hanno diverse notizie; dall’atto di acquisto del feudo di Monti si conosce la sua paternità: si specifica anzi che l’acquisto vien fatto con parte dei beni dotali (avuti in eredità) di sua madre Francesca (non si dice il cognome) vedova di Antonio de l’Arca, Magnifico Cavaliere. Dall’atto, poi, di infeudazione di sua figlia Giovanna Francesca, si apprende che Proto è morto nel 1540.

-) Giovanni: i due documenti del 1530, con i quali gli viene conferita e confermata la carica di Assessore del Comune di Sassari, lo dicono figlio di Antonio. Un terzo documento, del 1542, con il quale si conferisce la medesima carica “vacante dal quondam Giovanni de l’arca” al Dr. Antonio Angelo Sotgia, fa ritenere il 1542 come anno della morte di Giovanni. Come già detto, è impossibile dire con certezza se questo Giovanni sia l’autore o no della linea fiorita in Ozieri che ha per stipite un certo Francesco, Cavaliere. Si può supporlo per tante ragioni.
Francesco de l’Arca di Ozieri era nativo di Sassari, era Cavaliere di nascita e non per privilegio personale, il suo primogenito fu chiamato Giovanni, pur vivendo in Ozieri dove erasi sposato due volte, mantiene vasti interessi economici (anche commerciali, come si rileva dal testamento del nipote) a Sassari, essendo Francesco nato nella prima decade del XVI secolo può ben essere figlio di Giovanni. Tutti elementi indicativi anche se non probanti.
Ma se Giovanni non fosse l’autore del ramo di Ozieri da chi altri questo discenderebbe? La prole di Proto e di Nicola si conosce mentre non si conoscono altri dell’Arca fregiati del titolo di Cavaliere. Il privilegio di Nobiltà del 1594 concesso a Giovanni, di Francesco, dice che il concessionario era “de antiquo generi militari”, sia per avi paterni che materni. E’ dunque sufficientemente attendibile la paternità attribuita a Giovanni del ramo di Ozieri.

-) Nicola: anche questo personaggio, il cui nome ricorrerà spesso in famiglia, è figlio certo di Antonio come prova il Reale Privilegio che lo nomina Ufficiale della Nurra. Una ricevuta del Dr. Pietro Virde, Cavaliere, del 1530, parla della dote concessa a sua moglie Francesca dell’Arca, unica figlia ed “erede” di Nicola (erede di un padre ancora vivo!). La data di morte di Nicola la indica il Gramunt senza dire donde l’abbia tratta.

SCHEDA 2:
La genealogia contenuta nella scheda 2 e successive è certa perché provata da diversi documenti indiscutibili quali: testamento del 1631 e prove per l’Ordine di Santiago, pure del 1631, relative a Don Francesco de l’Arca Tola; testamento del 1633 di Salvatore Rugeri de Jana, Cavaliere, suocero di due cugini de l’Arca; lettere di Don Matteo de Tola Carta, del 1593 (marito di D. Eleonora de l’Arca) al figlio Don Diego in relazione a delle rendite attinenti la Regia Vicaria di Alghero; divisione notarile e costituzione di rendite del 1588 relativa ai germani Antonia, Giovanni ed Eleonora de l’Arca e loro familiari; processi di ammissione, convocatorie, e liste degli intervenuti alle Cortes; processi a seguito dell’assassinio del Viceré Camarassa; atti giudiziari e notarili interessanti diversi esponenti della casa de l’Arca; libri degli Archivi Ecclesiastici di Ozieri;, Sassari ed Alghero.

-) Francesco: in gioventù fu militare di buona fama e si segnalò combattendo contro i Turchi, ma dopo il periodo guerriero attese ai suoi molti interessi privati. Alle Cortes Madrigall del 1558 venne ammesso come Cavaliere notorio così come vennero ammessi i suoi figli, Giovanni (di 1^ nozze) e Giovanni Antonio (di 2^ nozze). Della vita di Francesco non si sa molto; dei suoi interessi e beni anche commerciali a Sassari si apprende dall’atto rogato dal Notaio ozierese Pietro Sanna il 21.5.1588 con il quale i germani Antonia, vedova de Ansaldo, Giovanni e Eleonora, maritata a Don Matteo de Tola Carta, figli del defunto Francesco e della defunta Eleonora Urdì coniugi, dividono i beni ereditati dai loro genitori (salva la quota paterna dovuta al loro fratellastro Giovanni Antonio de l’Arca Cossu e la quota uxoria spettante alla di lui madre Caterina Cossu) e costituiscono delle rendite a favore dei rispettivi figli (nella stessa data, con atto allegato, Eleonora ed il marito Don Matteo de Tola Carta, istituiscono un reddito per la ristrutturazione della Chiesa e Convento di Nostra Signora di Monserrato in Ozieri nella quale i coniugi saranno poi seppelliti – vedi lapide commemorativa). L’atto del 1588 è, dunque, importantissimo perché ci fa sapere qualcosa di Francesco e ci dice, inoltre, il nome delle sue due mogli: la prima, Eleonora Urdì, di vecchia famiglia catalana di Cavalieri esistente in Sardegna in due rami, ad Alghero e ad Ozieri, che dovette morire presto, forse dando alla luce l’ultima figlia Eleonora, nata verso il 1540 (morta quasi centenaria nel 1638 sopravvivendo ad alcuni figli e nipoti), cui venne dato lo stesso nome della madre; la seconda, Caterina Cossu, di oscura origine, presumibilmente una domestica del de l’Arca, sposata giusto perché incinta. Dallo stesso atto si conoscono anche i nomi di tutti i figli di Giacomo viventi all’epoca e, presumibilmente, il loro ordine di nascita.
L’atto di nozze di Giovanni Antonio de l’Arca Cossu, in data 14.11.1576 a Bonorva, riportato nel documento del 1588, lascia capire che nel 1576 Francesco de l’Arca era ancora vivo; la seconda moglie viveva nel 1588 poiché ebbe una quota di patrimonio.

-) Giovanni de l’Arca Urdì: il privilegio di sola nobiltà del 2.3.1594, la presenza a molte Cortes e altri documenti, provano la sua esistenza. L’atto del 1588 ci fa sapere delle sue nozze nel 1561 con Donna Callista de Tola Carta. Tali nozze sono ancora provate dal testamento del figlio Francesco, dal testamento di Don Matteo de Tola Carta (fratello di Callista) del 1614, dalla genealogia della casa de Tola. Don Giovanni, che ebbe il privilegio nobiliare più per censo che per altri meriti, fu personaggio di scarso rilievo; dovette nascere – come sembra rilevarsi dai vari documenti – verso il 1535, ma non si sa esattamente quando morì: la data di morte registrata il 7.5.1638 è inesatta, probabilmente si riferisce al figlio Francesco il testamento del quale, stilato nel 1631 dà il padre come già defunto.
Ritengo che Don Giovanni sia morte poco dopo il 1612 o nel corso dello stesso anno poiché nel 1612 un Don Giovanni de l’Arca battezza, quale padrino, Donna Isabella Anna de l’Arca Rugeri figlia primogenita di Don Giovanni de l’Arca Prosper: vale a dire la sua prima bisnipote.
Naturalmente potrebbe trattarsi del Don Giovanni de l’Arca Tola ma è meno probabile e perché quest’ultimo, nel 1612, abitava già ad Alghero e perché essendo la primogenita del primogenito di Don Francesco, l’avrebbe battezzata il nonno e non un fratello del nonno neppure residente in Ozieri. Se vivo il bisavo, invece, si comprende la scelta del padrino. Nessuna certezza, comunque, solo ipotesi.

-) Francesco de l’Arca Tola: nacque circa l’anno 1564, come si desume dalle Cortes del 1588, dove viene ammesso perché maggiorenne, e dal suo testamento del 12.3.1631 dove si dice di circa 67 anni. Fu convocato alle Cortes sino al 1630. Allorché fa testamento dice di essere molto malato ma, evidentemente, il male non era grave e guarì presto posto che sette mesi dopo veniva nominato Cavaliere di Santiago. Dal documento del maggio 1588, più volte citato, si apprende che da alcuni mesi egli era marito di Rosa Prosperi de Jana. Il suo testamento è fondamentale per la genealogia di larga parte dei de l’Arca ozieresi e per la cronologia dei fratelli del testatore che li nomina tutti, compresi i rispettivi mariti e mogli, e dice Martina e Diego, già defunti, maggiori di lui; minori e tutti già morti Nicola, Giovanni, Giacomo, Anna e Caterina.
Quando morì? Certo non nel 1631 poiché nel 1632 è ancora una volta padrino del nipote Giovanni nato nel settembre di quell’anno. Presumibilmente morì, come detto, nel 1638 e la data di morte canonicamente attribuita a suo padre (già morto ben prima del 1631 come dice il testamento) riguarda invece Don Francesco.
La moglie, dell’antica famiglia ozierese Prosperi è detta Donzella come Mossèn e Domicelli sono detti i Prosperi del suo ramo (altro di egual nome è contadino) sempre imparentati con famiglie nobili o primarie; non risulta però che a questi Prosperi sia stato concesso il Cavalierato. Forse era trattamento di cortesia perché ritenuta popolarmente di origine cavalleresca in quanto assai ricca e importante almeno in Ozieri.

-) Nicola de l’Arca Tola: fratello minore del precedente, ritornò a Sassari dove si illustrò come validissimo giurista. Di lui parlano con encomio storici sardi e ispanici. Intervenne a diverse Cortes e morì ancora giovane nel febbraio del 1607, come si apprende dall’inventario dei suoi beni fatto, ad istanza della vedova Vittoria Sussarello, nel settembre del 1607. Don Nicola si era sposato a Sassari nei primissimi mesi del 1588. Della sua discendenza si parlerà più avanti.

-) Giovanni de l’Arca Tola: fratello minore dei precedenti. Di questi e della sua discendenza si parlerà più avanti.

-) Giacomo de l’Arca Tola: fratello minore dei precedenti. Nato circa il 1568 e morto nel 1621 come da atto di morte confermato dal testamento del fratello Francesco. Partecipò a diverse Cortes e sposò Donna Angela Minutily Sanna, come si apprende dal detto testamento e da un documento dell’Archivio Capitolare di Ozieri che porta l’impegno di tutti i cittadini, nobili e benestanti, spesso con le consorti, a versare contributi necessari per raggiungere la cifra atta a restaurare la Collegiata (più tardi Cattedrale) di Santa Maria di Ozieri. Il documento annovera Don Giacomo e moglie tra i contribuenti. Don Giacomo morì improle.

-) Giovanni de l’Arca Prosperi: di lui si riparla nel testamento paterno (come di tutti i fratelli) e nei processi di ammissione alle Cortes cui partecipò. Il testamento, in data 19.12.1633, di Salvatore Rugeri de Jana, Cavaliere, marito di Donna Martina de Tola dell’Arca, suocero di Giovanni, cita i capitoli matrimoniali del 7.5.1610 stipulati tra lo stesso Giovanni e Isabella Rugeri de Tola, anche a proposito di altro atto in pari data con il quale il ricco Rugeri fa donazione di copiosi beni a tutte le sue figlie.

-) Isabella Anna de l’Arca Rugeri: primogenita di Don Giovanni e di Isabella Rugeri, sposò Don Matteo Salvatore de Tola Tavera, Alcayde di Portotorres, Cavaliere di Santiago, vivente a Sassari. Per un insieme di combinazioni ereditarie si ritrovò a possedere un patrimonio rilevantissimo come si rileva dall’inventario dei suoi beni redatto in Ozieri nel gennaio del 1658 per conto del figlio ed erede Don Giovanni il quale fu un uomo che potrebbe definirsi opulento. L’originale del detto atto trovasi nell’Archivio Capitolare di Ozieri, carte varie, vol.24, fasc. 13.

-) Caterina Angela de l’Arca Rugeri: sorella della precedente; le sue prime nozze sono provate soltanto dall’atto di battesimo del 4.1.1633 di Cecilia Freudiani Salvino, nata a Sassari da Filippo, Cavaliere, e Maria Teresa, Donzella, della quale sono padrini Don Alonso de Rivadeneyra Salvino e Donna Caterina Angela dell’Arca, coniugi.

-) Francesco de l’Arca Rugeri: partecipò a diverse Cortes ed ebbe la carica di Regio Ufficiale del Monteacuto. Con atto del 13.9.1663 fece cessione (onerosa?) dei beni e interessi ancora esistenti a Sassari a favore del fratello Don Pietro. Ebbe solo due figli dalla seconda moglie con i quali si estinse il ramo primogenito dei de l’Arca di Ozieri.

-) Anna Maria de l’Arca Rugeri: sorella dei precedenti, ricevette una cospicua dote per un matrimonio che non si fece mai. Quando morì era ancora proprietaria di tali beni dotali che legò interamente alla sorella maggiore Isabella Anna come appare dall’inventario del 1658.

-) Pietro de l’Arca Rugeri: fratello minore dei precedenti, partecipò alle Cortes, ottenne i beni familiari di Sassari ed altri in Ozieri, sposò Donna Vittoria de Tola Paduano del ramo di casa de Tola che per un certo periodo risiedette in Ittiri; della sua discendenza si dirà successivamente.

-) Antioco de l’Arca Comprat: figlio di secondo letto di Don Francesco de l’Arca Rugeri, su di lui grava un mistero. Un Don Antioco de l’Arca ozierese, poco più che ventenne, prese parte alla congiura contro il Viceré Camarassa, culminata con l’assassinio del Viceré. Il de l’Arca, con altri, venne condannato alla pena capitale che riuscì ad evitare scappando dalla Sardegna e non dando più notizia di sé. Si è sempre ritenuto che il congiurato fosse da identificare con il Don Antioco di Don Francesco il quale, peraltro, sembra esser morto a Sassari in vesti sacerdotali.
Dove è l’errore, visto che non è reperibile un altro Antioco de l’Arca neppure in diverse epoche? Si può azzardare l’ipotesi che il nostro congiurato, dopo essere scappato per evitare la morte, sia rientrato a Sassari dopo 25 anni dal fatto (a reato prescritto, diremmo oggi) ed abbia preso gli ordini sacerdotali? Tutto è possibile, ma incerto.

SCHEDA 3:
-) Francesco de l’Arca Tola: per un certo periodo della sua vita risiede a Bitti dove si era sposato e, come “vesino de Bitti” (residente di Bitti) viene ammesso alle Cortes; non sembra abbia avuto figli da Donna Lucia Satta. Essendo il fratello maggiore prelato e gli altri fratelli maschi defunti, rimasto, vedovo, alla morte del padre, nel 1670 in novembre, rientra a Sassari per raccogliere l’eredità familiare. Nel 1671, come risulta dai Capitoli Matrimoniali del 3.3.1671, fa da testimone alla sorella Eleonora, cui assegna la dote, sostituendo – così si è detto – il fratello Gaspare (Giuseppe), Capitano nel Reggimento di Valencia, morto alcuni mesi prima in Spagna in duello. Nello stesso 1671 si risposa a Sassari con Donna Maria de Cardona (l’atto lo dice vedovo di Bitti) dalla quale ha tre figli, l’ultimo dei quali, Don Gavino, erediterà la primogenitura della famiglia dell’Arca, stanziatasi a Sassari in questo ramo, che si estinguerà in condizioni tutt’altro che floride nel 1796.

SCHEDA 4:
-) Giovanni Battista de l’Arca Sussarello: figlio primogenito del giurista Don Nicola de l’Arca Tola e di Vittoria Sussarello Paduano, partecipò a diverse Cortes ed ebbe per mogli due sorelle Rugeri de Tola; la prima, Maria Rosa, che morì ventottenne dopo aver avuto sei figli, delle cui nozze parla il testamento di suo padre Salvatore Rugeri de Jana; la seconda, Marta, famosa per bellezza, visse 57 anni e premorì al marito al quale diede altri sette figli. Don Giovanni Battista, nonostante il resto della famiglia vivesse a Sassari, poco dopo la morte del padre (1607), appena maggiorenne comparve in Ozieri dove sempre visse e, nell’ultimo anno di vita, addirittura, vi ebbe “domicilio coatto”. Egli, infatti, fu condannato alla pena capitale perché correo nell’omicidio del Viceré Camarassa ma, sia per l’età avanzata, sia per altri motivi oggi non accertabili, la pena gli venne condonata e commutata in residenza obbligata in una sua villa di campagna in Ozieri. In realtà, il condono gli servì a poco poiché visse ancora circa un anno (sett. 1668- giugno 1669).
Questo squallido personaggio, durante la sua non breve vita (visse quasi 80 anni), fu poco meno che un bandito. Prepotente e violento, subì diversi processi ed uno, clamorosissimo, perché accusato di “responsabilità – quale mandante – dell’assassinio del Giudice Criminale della Reale Udienza Don Giovanni Grixoni de la Bronda, trucidato a coltellate il 20.12.1655, insieme a suo cocchiere, durante la tarda serata, poco fuori di Ozieri, sulla via per Pattada, mentre rientrava nella villa familiare di campagna atteso dai genitori, dalla moglie, dai cinque figli bambini”.
Sta di fatto che il de l’Arca era notoriamente a capo di una squadraccia di “bravi” razziatori di bestiame, picchiatori, usurpatori di terreni altrui. Per questi motivi nel 1654 ebbe una grave lite giudiziaria con Don Filippo Grixoni Rocamarty – padre del succitato Magistrato – che finì con la condanna del de l’Arca a rendere il maltolto e al pagamento di un’ingente somma per risarcimento di danni; il de l’Arca venne anche “ammonito” per le gravi minacce profferite contro il Grixoni. A seguito di questo e di molti altri fatti del genere, Don Giovanni Grixoni de la Bronda (che per le ragioni della sua carica trascorreva lunghi periodi a Cagliari) venne inviato ad Ozieri con ampio mandato del Viceré perché ponesse fine alle criminose imprese del de l’Arca e dei suoi accoliti.
Il Grixoni, durante tutto il 1655, provvide a “ripulire” Ozieri e campagne circostanti giungendo, pare, ad ottenere pesanti prove per incriminare definitivamente il de l’Arca. Proprio allora venne ucciso.
In conclusione, colpevoli dell’omicidio risultarono certi Zizzu e Giuanne Trau, padre e figlio, già servi pastori di Don Filippo Grixoni, i quali prima dissero di essere stati pagati da “un signore” per uccidere il Grixoni; poi, ritrattando, confessarono di averlo ucciso avendo gravi motivi di rancore verso il morto il quale, poco prima di sposare Donna Maria de Sotgiu, aveva sedotto, incingendola, una loro giovanissima figlia e sorella rispettiva che, per la vergogna, si era uccisa.
Il fatto risultò parzialmente falso e parzialmente vero. Risultò falso il rapporto carnale tra l’ucciso e la giovane innominata; risultò vero il suicidio della fanciulla che pare fosse effettivamente incinta non si seppe mai da chi. I due Trau, comunque, furono impiccati mentre Don Giovanni Battista de l’Arca e suo figlio Nicola, entrambi imputati, furono assolti, il primo per “carenza di indizi”, il secondo con formula piena.
Il processo, che si tenne nel maggio e giugno del 1656, spaccò in due fazioni la nobiltà, e non solo, ozierese; nell’ottobre dello stesso anno, mediatori alcuni autorevoli membri della casa de Tola, imparentata sia con gli accusati che con gli accusatori, portarono i Grixoni e i de Sotgiu, familiari dell’ucciso, ad una pubblica pacificazione con questo ramo dei de l’Arca ozieresi. Di questa pacificazione esiste il documento notarile presso l’Archivio capitolare di Ozieri.

-) Antonio (Giovanni) de l’Arca Sussarello: fratello cadetto del precedente, prese parte alle Cortes dei suoi tempi. Visse in parte a Sassari, dove morì nel 1658, e in parte in Ozieri. Ebbe due mogli, la prima, Donna Caterina Guyò Giagaracho dei Baroni di Ossi, nata a Sassari nel 1601 e ivi morta nel 1620, sposata forse a Sassari (ma non è certo), dalla quale ebbe due figli; la seconda, Donna Eleonora de Tola Tavera, sposata nel 1623, dalla quale ebbe 11 figli. Il primo figlio di primo letto ed il primo di secondo letto furono autori, rispettivamente, di un ramo estintosi a Sassari e di altro estintosi ad Ozieri.

SCHEDA 5:
-) Gavino de l’Arca Guyò: figlio primogenito di Don Antonio de l’Arca Sussarello, visse soltanto 27 anni. Comunque si sposò, neppure ventenne, con Donna Giovanna Passamar Visquisan di Sassari ed ebbe quattro figli dei quali il terzo morì bambino; la seconda e la quarta furono Monache di S.Elisabetta. Il primo figlio, Don Giovanni de l’Arca Passamar, nato nel 1639, ebbe un figlio pure lui chiamato Giovanni (nato nel 1663). Con quest’ultimo si estinse il ramo di questa linea fiorita a Sassari.

-) Nicola de l’Arca Tola: fratello (o meglio, fratellastro) cadetto del precedente ed omonimo del suo più illustre nonno. Anche questi visse poco, 29 anni, e si sposò a 18 anni con Donna Maria Angela de Quidiçony Carta, sedicenne di Ozieri, che morì 11 giorni dopo aver dato alla luce il figlio Antonio Salvatore il quale, a sua volta, morì di 16 anni nel 1658 ponendo fine al ramo fiorito in Ozieri da questa linea.
E’ pur vero, peraltro, che il vedovo Don Nicola ebbe almeno altri due figli naturali (tanti se ne conoscono) che riconobbe, ma non legittimò, da madre ignota. Entrambi vissero in Ozieri ed il secondo fu sacerdote.

SCHEDA 6:
Questa linea deriva da Don Giovanni de l’Arca Tola e dalle sue due mogli, Lucrezia Salus Gabuti, Donzella di Ozieri, e Isabella Guyò Sarrovira, Donzella di Alghero. Dalla prima ebbe tre figli, dalla seconda ne ebbe 13. Egli andò ad Alghero pare per incarico di quel Comune che volle suo comandante dei Miliziani ed essendo appena vedovo colà si risposò subito. Dei molti figli un solo maschio proseguì la discendenza che fiorì in Alghero, ebbe diversi ritorni a Sassari, ma infine si estinse in Alghero nel 1791 con un Sacerdote.

-) Giovanni (Francesco) de l’Arca Guyò: fu Regio Vicario di Alghero e partecipò a varie Cortes. Anche finito il mandato di Regio Vicario fu sempre reputato persona di primaria importanza; nel 1633 sposò Donna Eulalia Carcassona Saba, figlia dell’illustre scrittore Salvatore Antonio Angelo e, quindi, nipote del famoso Bernardo, Capitano di Cavalleria, creato Cavaliere da Carlo V nel 1541. Ebbe nove figli dei quali solo il penultimo ebbe prole.

-) Francesco de l’Arca Carcassona: figlio del precedente, nato in Alghero nel 1645, morì a Sassari nel 1722. Fu ufficiale a Sassari dove sposò Donna Maria Giuseppa Farina Zampillo della famiglia dell’illustre Protomedico Don Gavino Farina “il Vecchio”. Ebbe quattro figli tra cui: Donna Eleonora, che sposò Don Giuseppe Manca Carnicer dei M.si di Mores; Donn Eulalia che morì nubile di 27 anni; Donna Cecilia che sposò Don Carlo Manca Martinez e fu la madre del famoso Don Andrea Manca de l’Arca e di Don Giuseppe Manca de l’Arca Cavaliere di Giustizia dei SS. Maurizio e Lazzaro (molte notizie su questa linea provengono dal processo Mauriziano del detto Don Giuseppe).

-) Giovanni de l’Arca Farina: visse a Sassari e intervenne soltanto alle ultime Cortes; ebbe due mogli, ma i figli nacquero in Alghero tutti dalla prima moglie Donna Maria Teresa Manca Martinez. L’unico maschio, Don Francesco de l’Arca Martinez, chiuse la linea, detta di Alghero, morendo Sacerdote in quella città nel 1791.

SCHEDA 7:
-) Giovanni Antonio de l’Arca Cossu: unico figlio nato da Francesco de l’Arca, Cavaliere, e dalla sua seconda moglie Caterina Cossu, è l’autore del ramo ozierese dei Cavalieri de l’Arca.
Di lui si hanno molte notizie da vari documenti: strumento di divisione del 1588, atto del suo matrimonio del 1576 (riportato nell’atto del 1588), testamento del 1631 del nipote Francesco de l’Arca Tola. Soprattutto per la grossa quantità di beni portati dalla moglie (che li aveva ereditati dal primo marito), e poi per i successivi imparentamenti, questo ramo mantenne sempre un’ottima posizione economica; socialmente, invece, non fu niente di più di tante altre famiglie benestanti salvo il fatto che anche questi de l’Arca partecipavano di diritto alle Cortes. Per un insieme di circostanze tristi e liete, il pronipote di Giovanni Antonio, il Dr. Pietro de l’Arca Melony, Cavaliere, si ritrovò vedovo senza figli a possedere un patrimonio veramente interessante di cui dispose a favore della lontana parente Donna Maria Finadea Vittoria de l’Arca Rugeri, assai avanti negli anni e ultima, residente in Ozieri, dei de l’Arca che la città di origine elettiva non avevano lasciato. Tale patrimonio, poi, per nozze, passò in un ramo della Casa de Tola.


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