Albero genealogico della famiglia Cugia

La famiglia Cugia (arcaicamente Cutcha) fiorì ab antiquo a Sassari e diede assoluta e certa notizia di sé soltanto nel secolo XVI°. Il primo personaggio di casa Cugia, storicamente certo e documentato negli Archivi Comunali sassaresi fu il Dottore in Utroque Domenico Francesco Diego Cugia, sassarese, nato verso il 1530, giureconsulto di buona fama, marito di una donna di buone condizioni economiche appartenente, con molte probabilità, all'antica famiglia sassarese, borghese ma abbiente, dei Marchetto (in periferia di Sassari esiste ancora una regione denominata Marchetto).
Questo signore ebbe diversi figli (se ne conoscono sei, cinque dei quali vissero e morirono a Cagliari). Ciascuno di questi fratelli ebbe una sua storia. Delle femmine sappiamo che Chiara Eulalia era già sposata nel 1591 e che morì a Cagliari nel 1626; Maddalena, anche lei, morì a Cagliari nel 1639, sembra nubile; e così pure Francesca, divenuta monaca, nel 1633. Il Dr. Antonio Ignazio visse in parte a Sassari esercitando l'arte giuridica, passò poi in Spagna con l'incarico di Segretario del Riservato di Corte del Re Filippo III ed ivi morì, sembra, nel 1610 circa; suo figlio Pietro fu militare illustre e ricoprì prestigiosi incarichi, forse conseguì anche la nobilitazione, ma non è certo; sicuramente morì celibe poiché, come risulta da atti di una causa, suo erede fu il cugino Dott. Don Domenico Cugia Brunengo. Il Dr. Felice Ignazio esercitò pure attività forensi a Sassari; poi si trasferì a Cagliari per continuare la professione ma, poco dopo, prese a dedicarsi con successo ad attività commerciali; sposò, forse a Cagliari, Maria Angela Marini dalla quale ebbe almeno tre figli noti e morì verso il 1620, poiché nel 1621- si dice appena defunto Felice Ignazio, con atto del Notaio Cocco, la sua vedova ed i tre figli Gerolamo, Domenico (Sacerdote) e Antonio- il primo e il terzo commercianti in Cagliari- vendettero la loro casa in Sassari al Dottor Medico Gavino Angelo Rustarello (o Rustarucello?).
Gerolamo e Antonio Cugia Marini con separati Diplomi del 1630 e 1632 per il primo, 1632 e 1635 per il secondo, furono resi Cavalieri Ereditari Nobili Sardi e Don; entrambi si sposarono e le loro rispettive discendenze fiorirono a Cagliari dove si estinsero dopo due generazioni. Il Dr. Gaspare, il più illustre dei fratelli nati dal Dr. Domenico, sino al 1595 esercitò con successo professioni giuridiche prima a Sassari e Cagliari alternativamente, quindi si trasferì definitivamente a Cagliari dove, nel 1606 venne nominato Coadiutore del Mastro Razionale; tale carica tenne sino al collocamento al riposo; con Diploma del 1616 venne creato Cavaliere Ereditario e nel 1629 a Cagliari cessò di vivere. Di lui e di Lucrezia Brunengo, sua moglie morta nel 1654, si conosce il solo figlio Domenico.
La vita pubblica di Domenico è poco nota: da carte familiari si apprende che nacque a Sassari e venne battezzato nella parrocchia di San Sisto nel 1591; che si laureò in Ambe Leggi a Sassari dove passò tutta la sua vita fino alla morte nel 1667. Presumibilmente non esercitò attività forensi, né altra professione dedicandosi, invece, alla cura del suo patrimonio certamente riguardoso e accresciuto dall'eredità pervenutagli dal cugino Pietro Cugia Rustarucello. Sembra, ma non è assolutamente provato, che il predio con giardino e casa denominato Sant'Orsola, in agro di Sassari, sia pervenuto al Dottor Domenico proprio con l'eredità del cugino ma, l'unico motivo per ritenere ciò sta nel fatto che prima di tale eredità (circa il 1636), tra i beni immobili di Domenico Cugia Brunengo, non è mai menzionato Sant'Orsola; come detto non è una cosa indiscutibile.
Certamente, tra i beni ereditari pervenuti dal detto Pietro non fu compresa la casa alta acquistata nel 1591 dal padre, poiché questa venne lasciata per legato alla Confraternita del Rosario.
Il Dottor Domenico, comunque, vuoi per censo, vuoi per il lustro di suo padre e dei suoi parenti, dovette essere un personaggio ragguardevole nell'ambito della città di Sassari talché, con diploma del 1637 gli venne concessa la Nobiltà Sarda a completamento del titolo nobiliare di Cavaliere Ereditario già concesso nel 1616 al padre Gaspare.
Giunto dunque al pieno rango nobiliare, il Dottor Don Domenico, che ebbe cinque figli dalla Donzella Benedetta Nater, sua prima moglie, ed altri sette dalla Donzella Isabella Cesaracho, sua seconda moglie, decise di costituire un fidecommesso primogeniale maschile, vincolando alcuni beni immobili e certe somme, con atto formale. Di fatto gli atti furono due, redatti a Sassari il 2 e 4 gennaio 1648 a ministero del Notaio Scanu, e tra i beni vincolati risulta anche il predio di Sant'Orsola che poi diventerà il bene simbolo della famiglia.
Con altro atto Don Domenico stabilì i chiamati alla successione fidecommissoria e tale atto è il testamento nell'ottobre del 1667. Primo chiamato fu il primogenito Don Pietro Cugia Nater, secondo chiamato fu Don Giuseppe Cugia Nater, il quale morì celibe nel 1680; terzo chiamato fu Don Gerolamo Cugia Cesaracho, quarto ed ultimo il Dr. Don Giovanni Battista Cugia Cesaracho che godette, mantenne e trasmise il fidecommesso aggiungendovi la somma di 30.000 fiorini austriaci messi a frutto nei Banchi di Vienna.
Questo Don Giovanni Battista fu persona di grande rilievo: giurista di valore ricoprì cariche assai importanti e da ultimo venne invitato presso la Corte Imperiale Austriaca quale Reggente rappresentante il Supremo Consiglio di Sardegna. Molto apprezzato in questo incarico dall'Arciduca Carlo, allorché questi assunse il titolo di Re di Spagna (Carlo III) e quindi di Sardegna, con Diploma del 1716 creò Don Giovanni Battista Marchese sul cognome con il predicato d'uso "di Sant'Orsola", titolo pieno e trasmissibile per primogenitura maschile.
Don Giovanni Battista testò in Vienna nel 1723 ed ivi morì nel 1725; dalla consorte, la parente cagliaritana Donna Anna Maria Cugia Lecca (del Dr. Don Domenico Cugia Cambiaso, di Don Gerolamo Cugia Marini), ebbe quattro figli ma ne vissero tre; il primogenito fu Don Michele Gerolamo, Ufficiale di carriera; con i Capitoli Matrimoniali stesi in Sassari dal Notaio Capitta il 15.2.1710 tra i coniugi Cugia-Cugia genitori di Don Michele Gerolamo, e i coniugi Manca Asquer, genitori della nubenda Donna Maria, il futuro Marchese Don Giovanni Battista fondò formalmente la primogenitura familiare a favore del figlio Michele Gerolamo e dei suoi discendenti maschi primogeniti in perpetuo.
Con i figli di Don Michele Gerolamo (cui i Savoia inibirono il titolo marchionale), Don Andrea primogenito e Don Litterio secondogenito, la famiglia si divise in due grandi linee.
Don Andrea Cugia Manca, erede del fidecommesso primogeniale, dopo opportuna supplica, ottenne nel 1780 la conferma del titolo marchionale e del predicato d'uso di Sant'Orsola; sposò l'algherese Donna Giuseppa Bertolotti de Quesada e tra gli altri figli ebbe Don Giovanni Battista, l'erede primogenito, e Don Carlo, illustre ufficiale e Cavaliere di Giustizia dei SS. Maurizio e Lazzaro come già suo padre e suo zio Litterio.
Due figli di Don Carlo, Don Andrea e Don Gavino Cugia Manca, entrambi Generali e il primo Governatore di Alghero, vissero in questa città dando luogo a due rami, detti algheresi, estintisi nella prima metà del corrente secolo.
Il Marchese Don Giovanni Battista Cugia Bertolotti, di temperamento evidentemente irrequieto, collerico e rissoso con tutta una serie di cause civili radicate prima nei confronti dei genitori viventi e poi dei loro testamenti ed anche nei confronti dei fratelli Generale Don Carlo, Sacerdote Don Michele e Donna Antonia, cause proseguite dai rispettivi eredi sino ad una composizione avvenuta nel 1818, travolse sia gli affetti familiari, sia, in larga misura, le finanze ed il patrimonio familiare di cui rimasero ben poche cose. Si salvarono dal tracollo il predio di Sant'Orsola ed alcuni altri beni immobili in agro di Sassari e la casa di Porta Rosello che il padre di Don Giovanni Battista, Marchese Don Andrea, aveva provveduto ad ampliare e migliorare, così come aveva migliorato la casa di Sant'Orsola e specialmente la campagna, tanto da essere citato tra i più provvidi agricoltori della Sardegna.
Il Marchese Don Gavino Cugia Ledà, primogenito del Marchese Don Giovanni Battista Cugia Bertolotti, sposò Donna Giovanna Paliacho Borro dei Marchesi della Planargia. Costei era sorella (la primogenita delle sorelle) del Marchese della Planargia Don Giovanni Antonio Paliacho Borro al quale, come erede della madre e dello zio, nel 1839 venne riconosciuto il titolo feudale di Marchese di San Carlo.
Morto il Marchese Paliacho Borro, il titolo di San Carlo venne regolarmente riconosciuto al Marchese di Sant'Orsola Don Giovanni Battista Cugia Paliacho, in quanto figlio di Don Gavino Cugia Ledà e Donna Giovanna Paliacho Borro, che alla morte del fratello era divenuta Marchesa di San Carlo, Marchesa della Planargia e Contessa di Sindìa, tutti titoli feudali e quindi trasmissibili per linea femminile.
Al Marchese Don Giovanni Battista Cugia Paliachom dunque, come detto, venne riconosciuto il titolo di Marchese di San Carlo, ma stranamente non gli vennero anche riconosciuti (o non furono richiesti?) i titoli della Planargia e di Sindia che pure sarebbero stati di sua competenza. In effetti, al passaggio di questi ultimi due titoli si opponeva il ramo cadetto dei Paliacho, che pretendeva i titoli come di pertinenza della famiglia asserendo essi essere titoli allodiali e non feudali e, pertanto, trasmissibili soltanto per via maschile e rinnovabili con mero provvedimento di giustizia. Il Cugia, presumibilmente, non volle litigare con i parenti Paliacho e la vicenda rimase sospesa fino alla morte nel 1917 del Marchese Don Gavino Maria Cugia de Quesada, Marchese di San Carlo, celibe, ultimo maschio della linea primogenita di casa Cugia.
Sopravvisse a lui l'unica sorella Donna Giulia che nel 1874 aveva sposato il lontano parente Don Francesco Cugia Paliacho, appartenente alla linea familiare cadetta discesa da Don Litterio Cugia Manca.
Don Litterio Cugia Manca, Giudice della Reale Udienza, fratello minore del Marchese Don Andrea, visse a Cagliari, sposò Donna Caterina Cadello Cadello, ed ebbe, tra altri, due maschi, Don Diego e Don Raffaele. Quest'ultimo, Maggior Generale, nel 1823 venne nominato Governatore di Alghero e tenne la carica sino al 1833, anno della sua morte; da Donna Marchesa Ledà Deliperi dei Marchesi di Busachi ebbe tanti figli, per la maggior parte femmine, ma ebbe anche due maschi, Don Litterio e Don Raimondo; dal primo, ufficiale pluridecorato, discese la linea che si estinse in maschi con il nipote Ammiraglio Don Umberto Cugia Serpi, il quale con provvedimento del 1977 di Sua Maestà Umberto II ottenne la rinnovazione del titolo di Conte di Santa Margherita, titolo della famiglia della sua ava paterna di cui la stessa fu l'ultima rappresentante; questo Don Umberto ebbe soltanto due femmine ancora viventi. Da Don Raimondo, invece, discese una linea prettamente sassarese che è ancora fiorente e rappresentata da diversi maschi a Sassari.
Don Diego Cugia Cadello, Viceintendente Generale della Sardegna, visse pure a Cagliari dove sposò nel 1814 Donna Speranza Paliacho Borro dei Marchesi della Planargia, altra sorella del Marchese della Planargia Don Giovanni Antonio Paliacho Borro, Marchese di San Carlo, ed ebbe tre maschi: Don Efisio, uomo illustrissimo, militare di carriera, Generale, Ministro della Guerra e della Marina, Aiutante di campo di S.A.R. il Principe di Piemonte, decorato della Croce di Grand' Ufficiale dell'Ordine Militare di Savoia e della Gran Croce dei S.S. Maurizio e Lazzaro, Prefetto e Deputato al Parlamento, morto celibe a Roma nel 1872; Don Litterio, Maggiore di Fanteria, morto celibe a Brescia nel 1866, per le ferite riportate a Custoza dove eroicamente aveva combattuto; Don Francesco, nato postumo nel 1829, Colonnello d'Artiglieria, Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia, decorato di due Medaglie d'Argento al V.M., Deputato al Parlamento, Cavaliere di Onore e Devozione del S.M.O.M.

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