Notizie sugli Asquer desunte dalle Regie Provvisioni dell’Archivio di Stato di Cagliari

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Volume, Carta

Notizie:

1/9/1789

Vol. XVII, carta 33

Verte una causa tra Don Gavino Asquer Amat ed il Marchese di Villarios e Conte di Bonorva Don Francesco Amat, figlio del Marchese Don Antonio, per una pensione di 1162 lire sarde e 10 soldi che l’Asquer pretende subito, necessitandogli per la sua numerosa famiglia.

15/1/1790

Vol. XVIII, carta 2

Verte ancora la causa tra il Visconte di Flumini Don Gavino Asquer ed il Marchese di Villarios. Siccome è parente degli Asquer, il giudice della Sala Civile Don Litterio Cugia viene sostituito da Don Giuseppe Lay della Reale Udienza.

10/8/1790

Vol. XVIII, carta 38

Vengono assegnati 21 palchetti di I e II rango del Teatro alle Signore: Barona di Sorso, Barona di Capoterra, Contessa Giaime, donna Luigia Ripoll, Marchesa Pasqua, Marchesa di Neoneli, donna Francesca Pitzolo, Marchesa di San Tommaso, de Las Conquistas, Marchesa di Villarios, Marchesa di Laconi, Marchesa di Santa Maria, Contessa di San Lorenzo, donna Caterina Cadello, Barona di Samatzai, Marchesa di San Saverio, donna Annica Amat, Marchesa di San Filippo, Marchesa Boyl, Barona di Teulada, donna Annica Asquer, Marchesa Borro.

27/7/1799

Vol. XXIV, carta 78

Gabriele Asquer, capitano dei Fucilieri del Reggimento di Sardegna, viene promosso capitano dei Granatieri in detto Reggimento, in sostituzione del cavaliere Giuseppe Pandini.

28/7/1799

Vol. XXIV, carta 78v

Il luogotenente dei Granatieri del Reggimento di Sardegna don Diego Maramaldo viene promosso capitano dei Fucilieri al posto già ricoperto da don Gabriele Asquer.

14/9/1799

Vol. XXIV, carte 128 e segg.

Pensioni ecclesiastiche sulla mitra di Cagliari: al cavaliere don Luigi Amat di Sorso, capitano delle Guardie del Corpo 1.000 lire; al cavaliere don Antonio Grondona 300 lire; al cavaliere don Gabriele Asquer 300 lire; al cavaliere don Andrea Manca di Thiesi 500 lire.

3/10/1799

Vol. XXIV, carta 139

Donna Elisabetta Cugia, viscontessa di Flumini Maggiore, e i suoi figli don Vincenzo, e don Gabriele Asquer, chiedono che, essendo stato sequestrato il loro figlio e fratello visconte don Francesco Maria Asquer, dai pirati tunisini, a Carloforte, il 7 ottobre dell’anno 1798, per poter pagare il riscatto, possano accendere con qualcuno un censo garantito da un’ipoteca sul feudo di Flumini e territori annessi, col patto che l’ipoteca si riterrà sciolta in caso di devoluzione del feudo al Regio Patrimonio, e che venga pagato alla Regia Cassa, a meno che non ne vengano esentati, il mezzo laudemio. La richiesta di accensione del censo viene autorizzata.

7/5/1800

Vol. XXV, carta 77

Il cavaliere Gabriele Asquer di Flumini, capitano nel Reggimento di Sardegna, il 4.5.1794 rimase ferito nella difesa del porto del Carlino; pertanto fu nominato dal sovrano maggiore delle Truppe di Fanteria.

10/10/1803

Vol. XXVII, carta 64v.

Al cavaliere don Gabriele Asquer, capitano dei Granatieri nel Reggimento di Sardegna, viene conferito il grado di maggiore effettivo di Battaglione, nello stesso capo.

9/6/1804

Vol. XXVII, carta 83

Il luogotenente dei Granatieri del Reggimento di Sardegna, don Francesco Nieddu, viene nominato capitano fuciliere, al posto del cavaliere don Giuseppe Asquer di Flumini, promosso capitano dei Granatieri dello stesso Reggimento.

9/6/1806

Vol. XXVIII, carta 43

Viene convocato un Consiglio di Guerra per giudicare due soldati disertori del Reggimento di Sardegna, Compagnia De Cizè; Pietro Zaccheddu, di Giovanni, d’Alghero, a nome di battaglia “Buon Grado”, e Domenico Sancis, di Francesco, di Sassari a nome di battaglia “Sancis”. I quali, in data 24 febbraio 1806, in località “Sa Contissa”, lungo la strada che da Arcidano conduce a Terralba, uccisero, per grassarlo, il chirurgo Pietro Umana, di Sassari. Il Consiglio di Guerra è composto da: presidente il cavaliere di gran croce di Villamarina, generale delle Armate, come colonnello del Reggimento; giudice il cavaliere don Stanislao Martinez, colonnello del Corpo degli invalidi; giudice il marchese di San Tommaso, comandante del Corpo dei Dragoni, giudice il cavaliere don Giuseppe Asquer, capitano dei Granatieri nel predetto Reggimento; giudici togati il cavaliere don Cosimo Canelles, don Giuseppe Maria Lomellini, e per fungente le veci del Regio Fisco Militare il cavaliere don Antonio Grondona luogotenente colonnello delle Regie Truppe, maggiore della Piazza. Relatore sarà il vice uditore generale di Guerra avvocato don Luigi Castelli.

15/8/1806

Vol. XXVIII, carta 92

Il soldato disertore del Reggimento di Sardegna, Bernardino Mannai di Pauli Latino, viene inquisito per vari delitti e viene sottoposto al Consiglio Militare di Guerra misto, presieduto dal cavaliere gran croce don Giacomo Pes di Villamarina, e costituito dai giudici militari cavaliere don Giovanni Amat di Sorso, luogotenente dello stesso Corpo, e don Gabriele Asquer, maggiore e don Giuseppe Quigino Puliga, capitano dei Granatieri del Reggimento di Sardegna, e dai giudici togati: don Gavino Nieddu, della Reale Udienza, come presidente, cavaliere don Giuseppe Lomellini, il cavaliere don Antonio Grondona, colonnello nelle Truppe, maggiore della Piazza di Cagliari. Sarà uditore generale di guerra don Luigi Castelli.

15/8/1806

Vol. XXVIII, carta 97

Tre soldati del Reggimento di Sardegna: il caporale Antonio Ledda, noto col nome di guerra “Tolipano”, Salvatore Pala, di Bannari, noto “Pala”, Fedele Cocco, di Oristano, noto come “La Fierezza”, e Raimondo Chidda, di Samassi, noto come “Monteraso”, vengono inquisiti per aver rubato un caldaio ed una secchia di rame all’assistente del direttore dello Stanco dei Tabacchi Gio Efisio Piras, mentre erano di guardia alla porta Cagliari. Il consiglio di Guerra era composto dal cavaliere di Villamarina, presidente. Giudici: luogotenente colonnello Giovanni Amat, brigadiere delle Regie Armate, il maggiore Gabriele Asquer, dal capitano della prima Granatiera don Giuseppe Quigino Puliga, dal fungente le veci del Regio Fisco Militare, cavaliere don Antonio Grondona, maggiore della Piazza di Cagliari, e dall’uditore generale don Luigi Castelli.

30/9/1806

Vol. XXVIII, carte 116v e 117

Viene nominato un consiglio di guerra per processare il soldato Granatiere del Reggimento di Sardegna Pasquale Mocci, fu Ignazio, di San Gavino Monreale, noto col nome di battaglia “Monreale”, reo dell’estorsione di 7 scudi ai danni del compaesano Antonio Maria Porcu. Compongono il consiglio di Guerra: il cavaliere gran croce di Villamarina, generale delle Armi, presidente; il cavaliere don Giovanni Amat di Sorso, brigadiere nelle regie armate, e don Gabriele Asquer, maggiore dello stesso Reggimento. Giudici: i capitani dello stesso Reggimento Camillo Novaro e Sini. Il Regio Fisco Militare sarà rappresentato da don Antonio Grondona, maggiore della Piazza di Cagliari. Sarà relatore l’uditore generale don Luigi Castelli.

26/12/1806

Vol. XXIX, carte 37v e 38

Viene istituito un consiglio di Guerra per giudicare gli autori di un furto di denaro e di gioielli, perpetrato presso il parrucchiere nel Regio Palazzo. Gli autori sono i soldati Granatieri del Reggimento di Sardegna: Francesco Brondo fu Pasquale, di Sorgono; Giuseppe Casu del notaio Giuseppe, di Oristano; Francesco Manca fu Vincenzo, di Santa Giusta; Agostino Mameli fu Giovanni Efisio, di Cagliari, con i nomi di battaglia, rispettivamente, di “Brondo, Oristano, Maestoso, e Mameli”. Essendo i tre ultimi di guardia e di sentinella nel Regio Palazzo, vengono sottoposti al giudizio di un consiglio di guerra. Questo sarà costituito da: don Giacomo Pes di Villamarina, generale delle Armi, presidente; giudici militari: don Giovanni Amat di Sorso, brigadiere nelle Truppe, don Gabriele Asquer, maggiore del Reggimento di Sardegna, don Giuseppe Chiggini Puliga, capitano dei Granatieri dello stesso Corpo, don Gavino e don Raffaele Valentino, giudici della Sala Criminale della Reale Udienza, il maggiore della Piazza di Cagliari don Antonio Grondona, e l’uditore generale di Guerra don Luigi Castelli.

23/2/1807

Vol. XXIX, carte 80-82v

Il re Vittorio Emanuele I avoca a sè la cognizione di varie cause e le commette alla Reale Udienza.

Tra queste vi sono: fra il marchese di Villarios conte di Bonorva e il dottor don Francesco Maria Asquer, Visconte di Flumini; fra il cavaliere don Litterio Cugia, la viscontessa di Flumini maggiore donna Elisabetta, fratelli Cugia-Manca, Giovanna Baral, assistita dal marito Carlo Quirigino, donna Gerolama Deliperi contessa di San Placido, ed il cavaliere don Andrea Manca Deliperi; fra il negoziante Giuseppe Terris e Luigi Arnoux; tra il conte di Cervellon e Marchese di Nunes (Nules) e Quirra, e donna Giuseppa Cattalà; fra il cavaliere don Francesco Maria Amat, donna Anna Amat di San Filippo, ed il marchese di San Filippo don Giovanni Amat loro fratello; fra il cavaliere don Giuseppe Rapallo e gli eredi Serra, Nieddu e Brunengo; fra il signor cardinale ed arcivescovo Cadello e i Padri Domenicani di Cagliari; fra il cavaliere dell’Asinara don Alberto Manca ed il duca dell’Asinara don Vincenzo Manca; fra i negozianti Arnoux e Garroni contro il commendatore don Felice Serra, di Selegas; fra il sacerdote Pietro Loddo contro donna Vincenza Meloni Sanna;

12/5/1807

Vol. XXIX, carte 154 e segg.

Il cavaliere don Gabriele Asquer, di Cagliari, maggiore del Reggimento di Sardegna, avendo acquistato, nei limiti del villaggio di Assemini, appartenente al marchesato di Quirra, nel luogo detto “Pixina Matzeu” vari tratti di terreno per la maggior parte incolti, e di quasi nessun valore intrinseco, dell’estensione di starelli settanta circa, più o meno, ed altri vicini che ora ha in mente di comprare. Siccome questi  tratti di terreno sono intersecati da una strada pubblica, vuole farne tre chiusi destinati alla piantagione di olivi, mori, e costruire una cascina “all’uso della Terraferma”. Dato che l’Editto del 3.12.1806, al § 3 permette che, col permesso di S.M. si possa chiudere un terreno al fine di formarne un oliveto o una coltivazione di gelsi, il sovrano istituisce una commissione presieduta dal censore diocesano di Cagliari per un sopralluogo sul terreno. Il censore era il marchese don Francesco Maria Pilo Boyl di Putifigari, il vice censore era il cavaliere don Paolo Corte, alla presenza del notaio Gio Battista Azuni di Cagliari. Il censore nomina a sua volta dei consulenti. I periti espongono “...Ritroviamo che le tre presenti estensioni di terreno aperto sono in territorio del villaggio di Assemini, marchesato di Quirra, e regione denominata Pixina Matzeu, distretto chiamato Is Tramatzus, tra la crocera della Strada Reale che dalla città di Cagliari conduce al villaggio di Santo Sperato, e questa regione e distretto che in essa si contiene, sono circondati da’ territori dei villaggi di Sestu per tramontana, e del Mas per mezzo giorno, e le giudichiamo tutte tre estensioni o superficie della capacità di starelli centosessanta  a seminerio di grano, sono ambe tre estensioni attigue, ed intersecate, cioè la prima colla seconda estensione dalla Strada Reale che da Sestu conduce al Mas, la seconda per se stessa è intersecata dal ruscello formato d’acque piovane, che suole qualche volta strabordare, dirigendosi da Sestu parte superiore al Mas inferiore, denominato perciò Riu de Sestu, e la terza estensione, che è più vicina a Sestu, è intersecata fra la prima, e la seconda dalla Strada Reale che da Cagliari conduce a Santo Sperato, fra la quale traversa l’altra Strada Reale suaccennata, che va dal Mas a Sestu, come rilevasi dall’idea del tipo, che per maggior intelligenza si è formato nel contesto, e si unisce alla fine del presente atto segnato dai sottoscritti periti, dopo d’averlo confrontato colle suddette tre estensioni, la prima della quale è marcata A, nel tipo comprende starelli cinquanta a seminerio di grano, la seconda sessanta marcata B, e la terza marcata C, starelli 50 in tutto li suddetti starelli centosessanta circa, perchè nasce dalla maniera di seminatura. (...) Tutte le presenti tre estensioni sono proprie dell’illustrissimo signor Postulante cavaliere don Gabriele Asquer di Flumini, che le acquistò per compre da varii particolari e lo sappiamo per esserne ben informati. Tutti sono terreni di infima qualità, poco atti a seminerio, e perciò se ne coltiva ben poco, onde i primi padroni atteso il men utile, che ne ricavavano gli hanno alienati, e per la maggior parte non gli giudichiamo atti che alla piantagione degli alberi, cioè olivi, muroni, pioppi, olmi e bosco, e per coltivo d’erbaggi. Il loro giusto valore nello stato presentaneo lo giudichiamo i scudi due sardi lo starello l’uno con altro, in tutto scudi trecentoventi, ed il netto prodotto annuo al proprietario non lo apprezziamo più d’uno per cento, salve le cattive raccolte che sono frequenti in questi terreni, nelle quali il  proprietario vi rimette. Qualora poi se venissero concimati quei tratti capaci di seminerio, e gli altri piantati ad alberi come sovra, ad erbaggi darebbero col tempo sicuramente un profitto maggiore, cioè dopo un decennio più d’un dieci per cento netto al proprietario, che deve farsi immense spese, e come si dice deve seminarlo d’oro, ed indi cresciuti gli alberi, e piante potrebbe valutarsi anche scudi cinquanta lo starello, ed il sito al presente atto al seminerio, colla speranza d’un poco, e scarso prodotto, e non più di starelli cinquanta, perchè tutto l’altro non è che un misto di piccole macchie di cinepro selvatico, e simili piante. Tutto il dritto diretto, ed utile è del proprietario, a riserva però che i Baroni un anno sì, un anno no, appalta il pascolo di tutta quella regione di cui le presenti tre estensioni possono formare la centesima parte circa a’ pastori di pecore in scudi sardi venticinque, che sarebbero dodici scudi e mezzo annui. Giudichiamo, che si può liberamente chiudere tutto il presente terreno senza arrecare pregiudizio alcuno agli interessi Reali, Baronali, di Comunità, o particolare, e formare tre distinti predii, lasciando libere le suddette due Strade Reali che da Cagliari conducono a S. Sperato, e da Sestu al Mas, per uso pubblico, ed il suddetto ruscello, anzi sarebbe un bene, ed un vantaggio di formarsi essi predii per render utili, e fertili terreni incolti, e per impiegare nel coltivo molta povera gente, che vive dal lavoro e dal travaglio personale. E tutto questo lo assicuriamo per essere la pura verità per esser informati di quanto sovra come persone pratiche di questa Regione, e di quanto abbiamo detto, per la perizia, che abbiamo nelle nostre professioni, e pratiche di simili visite in Dio, nostre coscienze e giuramenti prestati, e si sottoscrive il signor Boi e Desogus, non però gli altri per essere illetterati, e perciò segnano con la croce...”

Dato che il marchese di Quirra percepisce ogni anno dall’affitto dell’insieme totale dei terreni per pascolo a pastori del Mas, il postulante si offre di pagare al marchese, ogni anno, in considerazione che quegli appezzamenti costituiscono la centesima parte del tutto, la somma di scudi 2 a titolo di canone. Il sovrano autorizza il postulante a chiudere le accennate tre estensioni di terreno per formarne un oliveto, piantare dei gelsi ed altri alberi fruttiferi, a costruirvi una cascina all’uso di terraferma, cogli obblighi portati dal regio Editto, lasciando libere e spedite le tre strade e ruscello nel loro pristino stato, e di corrispondere al feudatario l’annuo e perpetuo canone di due scudi per compenso del diritto di pascolo, che andrebbe a perdere colla detta chiusura.

Ordiniamo pertanto ad ogni e qualunque persona, cui possa spettare, e specialmente al Magistrato della Reale Udienza, ed ai Ministri di Giustizia dei villaggi summenzionati, di non permettere, che al nominato cavaliere don Gabriele Asquer, suoi eredi, e successori in perpetuo, ed aventi ragione dal medesimo, venga inferto alcun danno, o molestia nel godimento di detto territorio, anzi di mantenerlo, e farlo mantenere nel possesso del medesimo, facendo subire, in caso contrario, ai contravventori le pene prescritte in detto Nostro Regio Editto. Che tale e Nostra Mente.

V. Emanuele 

9/12/1807

Vol. XXX, carta 133v.

Il Visconte di Flumini don Francesco Maria Asquer Cugia aveva chiesto al sovrano un indennizzo per il pagamento del suo riscatto dai corsari tunisini (la sua prigionia era durata 4 anni). Il sovrano, dopo aver assunto informazioni confidenziali, non aveva accolto la supplica: l’Asquer insiste che la Regia Cassa gli deve qualcosa, allora il Sovrano nomina una commissione composta dai giudici della R.U. don Luigi Pani, don Giuseppe Pes, don Diego Podda, don Matteo Ruggiu, dal giudice del Regio Consolato don Giovanni Mameli, dal sostituto avvocato fiscale regio, avvocato Raimondo Garau e dal consultore reale Gio Angelo Giua.

17/12/1807

Vol. XXX, carta 149v.

Il cavaliere don Gabriele Asquer di Flumini, già maggiore di Battaglione del Reggimento di Sardegna, viene nominato maggiore effettivo nello stesso Reggimento, al posto del cavaliere don Serafino De Candia, promosso luogotenente colonnello.

17/12/1807

Vol. XXX, carte 150v e 151.

Il cavaliere don Giuseppe Asquer di Flumini, già capitano dei Granatieri del Reggimento di Sardegna, viene destinato al comando di Ozieri e dipendenze, con la paga annua di 2000 lire di Piemonte.

14/8/1808

Vol. XXXII, carta 27v.

Il Cavaliere don Vincenzo Amat di San Filippo, colonnello nelle Regie Armate, comandante della piazzaforte di Cagliari, presiede un consiglio di guerra, composto da don Gabriele Asquer di Flumini, maggiore nel Reggimento di Sardegna, dal giudice togato della Reale Udienza don Bachisio Mearza, dal professore Raimondo Garau, e dall’avvocato Gavino Virdis, contro Diego Pili, di Ghilarza, che aveva aggredito col coltello, il 2/4/1806, il Dragone dal nome di guerra Revelli.

15/11/1808

Vol. XXXIII, carta 21v

Il cavaliere mauriziano don Giuseppe Asquer di Flumini, comandante di Ozieri, viene promosso maggiore nelle Truppe di Fanteria.

11/8/1809

Vol. XXXIII, carte 204 e 205

Il comandante della Prefettura della Provincia di Ozieri, don Giuseppe Asquer di Flumini, era stato vittima di un attentato (erano stati sparati due colpi alla finestra della stanza dove dormiva). Per il fatto erano stati inquisiti i fratelli Gavino e Giovanni Antonio Salis, di Ozieri. Viene nominato un consiglio di guerra composto da: don Vincenzo Amat, colonnello nelle Regie Armate, comandante della piazza, capitano don Tommaso Grondona, maggiore nelle Armate, capitano comandante di Divisione nel Reggimento dei Cavalleggeri di Sardegna, capitano Antonio Pastour, comandante il Corpo Reale d’Artiglieria, cavaliere don Francesco De May, capitano di Battaglione di Real Marina, cavaliere don Giuseppe Armellini, giudice della Sala di Supplicazione, cavaliere don Giuseppe Belly, giudice nella Sala Criminale. L’avvocato Antonio Virdis sarà il vice uditore di guerra.